Napoli, 10 gennaio 2015 - Cinema in lutto, addio a Francesco Rosi, grande protagonista della cultura italiana scomparso a 92 anni.
Il regista e sceneggiatore è morto a Roma. Era nato il 15 novembre 1922 a Napoli, la città ancora sconvolta dalla recente perdita dell'altro suo grande figlio, Pino Daniele. Rosi, nel corso della sua lunga carriera, ha firmato capolavori come 'Le mani sulla citta' (VIDEO) e 'Cadaveri eccellenti'. Lunghissima la lista dei premi e riconoscimenti ricevuti: Leone d'oro alla carriera nel 2012, già Leone d'oro (Le mani sulla città), Palma a Cannes (Il caso Mattei), Legion d'onore, e tributi alla carriera a Locarno e Berlino, per non parlare di Grolle, David, Nastri.
Il regista sarà celebrato in una cerimonia civile lunedì mattina a partire dalle 9, alla Casa del cinema di Roma. Alle 12 lo ricorderanno i suoi amici più cari.
LE REAZIONI - La morte di Francesco Rosi arriva come un fulmine a ciel sereno a metà mattinata e subito su twitter si inseguono e si accavallano i messaggi di cordoglio e gli attestati di stima per un regista che ha segnato il nostro cinema inventando un genere, quello dell'inchiesta cinematografica. Su twitter in tantissimi ricordano il grande cineasta napoletano che si congedò dal cinema nel 1997 col film 'La tregua', tratto da Primo Levi con John Turturro.
Tra i primi a piangere il maestro anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Il sindaco scrive: "E' morto un uomo di immensa cultura, regista straordinario, orgoglio di Napoli, terra che ha amato e difeso dai soprusi dei poteri". Anche Roberto Saviano dedica un pensiero commosso a Rosi. Postando una sua foto col regista, lo scrittore ricorda che "nessuno come Francesco Rosi ha saputo raccontare il potere. Uomo coerente fino alla fine".
"Con Rosi perdiamo un maestro, un uomo colto, lucido e di grande impegno civile. Il suo cinema ha rappresentato uno dei momenti alti della cultura italiana, conosciuta e amata in tutto il mondo. La sua scomparsa ci colpisce e addolora. Roma, sua città insieme all'amata Napoli, lo piange e gli rende omaggio ospitando la camera ardente e i funerali nella Casa del Cinema, uno dei luoghi di cultura che aveva sempre amato e che la sua famiglia ha scelto. Ci mancherà il suo sguardo lucido, quel suo modo schietto di raccontare la realtà, le sue idee fulminanti, il suo sorriso come la sua indignazione davanti alle ingiustizie. Roma perde un suo cittadino, un grande intellettuale, un amico". Lo affermano in una nota il sindaco di Roma, Ignazio Marino, e l'assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli.
"Un protagonista indiscusso e riconosciuto della storia del Cinema, un maestro animato da valori forti e da una straordinaria passione civile che ha profuso in ogni sua opera, facendo amare il cinema italiano in tutto il mondo. In queste ore di dolore Torino lo ricorda con gratitudine". Così il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha espresso il cordoglio della Città e suo personale per la scomparsa di Francesco Rosi.
"E' un regista che va ricordato con grande stima e con grande partecipazione da parte nostra. Ha lasciato un'opera che ha segnato un'epoca per il nostro territorio". Il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro ricorda il registra. "E' uno dei più grandi registi del nostro Paese -aggiunge- e ha avuto una profonda sensibilità per i temi sociali".
"Ho perso molti amici, tutti gli amici uno dopo l'altro e sono abituato a questi momenti tristi, perchè il più vecchio sono io, ma questa volta non può immaginare con che stato d'animo accolgo questa notizia, perchè Francesco Rosi non era un amico, era mio fratello". Così commenta Franco Zeffirelli.
Particolare il ricordo di Pietro Grasso. "Mi addolora - scrivesu Facebook il presidente del Senato - la notizia della scomparsa di un grande interprete della cultura e dell'arte del nostro Paese. L'ultima volta che l'ho incontrato, a Palazzo Giustiniani ci eravamo fermati a parlare qualche minuto dei suoi film, soprattutto di quello a cui sono più legato, 'Le mani sulla città', e del fatto che nonostante fossero passati oltre 50 anni dalla sua prima proiezione rimaneva drammaticamente attuale". "Quella pellicola - racconta ancora Grasso - all'epoca provocò molto scalpore denunciando un groviglio di intrighi tra politica, affari e mafie che, purtroppo, attanaglia ancora le nostre città. E' stato tra i registi e gli sceneggiatori più influenti e apprezzati del nostro cinema: a lui dobbiamo altri film-inchiesta unanimemente considerati dei veri e propri capolavori, come 'Cadaveri eccellenti', 'Salvatore Giuliano' e 'Il caso Mattei'".
LA CARRIERA - Ha raccontato l'Italia del dopoguerra, con capolavori del calibro di "Le mani sulla città" con cui vinse il Leone d'oro e "Il caso Mattei" che gli valse la Palma d'oro al Festival di Cannes. Nel 1946 Rosi inizia la sua carriera nel mondo dello spettacolo come assistente di Ettore Giannini. Sulle orme di Visconti e Rossellini segna la storia del cinema italiano con Carlo Lizzani e Franco Zeffirelli.
Inaugura il filone dei film-inchiesta, ripercorrendo la vita di un malavitoso siciliano attraverso una serie di lunghi flashback in Salvatore Giuliano. Negli anni settanta torna ai temi di sempre rappresentando l'assurdità della guerra con "Uomini contro", parla della scottante morte di Enrico Mattei in "Il caso Mattei" e "Lucky Luciano", tutti con grandi prove di Gian Maria Volontè.
Sempre dietro la macchina da presa, instancabile osservatore della realtà italiana ma non solo, gira negli anni '90 "Dimenticare Palermo". Nel 2012 fu insignito del Leone d'oro alla carriera.
Al Museo del Cinema di Torino, nel 2008, Rosi donò il suo immenso archivio. Un amore con questa istituzione ricambiato nel corso degli anni: basti pensare ai tanti incontri di Rosi con il pubblico e gli amici di Torino e alla grande mostra fotografica 'Immagini di una vita: Francesco Rosì" che, sempre nel 2008, il Museo torinese presentò prima a Berlino, poi alla Mole Antonelliana. Ancora nel 2008 il Museo del Cinema e il Teatro Stabile di Torino inaugurarono una nuova collaborazione proprio nel nome di Rosi, programmando diverse iniziative, spettacoli, proiezioni e restauri ad hoc, mentre in dicembre il Museo organizzò una grande retrospettiva. Proprio il giorno in cui il Museo torinese inaugurò la mostra, una sorta di omaggio-ringraziamento per il dono dell'archivio, Rosi spiegò che si trattava della "testimonianza del suo lavoro e della sua intera vita". "Molti miei film - disse - trattano di fatti pubblici, come la corruzione, le intese criminali tra mafia ed alcune istituzioni dello Stato: per realizzarli ho studiato e raccolto documenti preziosi poi anche per la magistratura, come le immagini dei banditi per 'Salvatore Giuliano'". Un lavoro a metà tra giornalismo ed inchiesta, che il Museo volle valorizzare. Titoli come 'Il caso Mattei', o 'Lucky Luciano', o ancora 'Le mani sulla città' sulla speculazione edilizia a Napoli, dimostrano come il suo sia stato un cinema storico e politico, ma anche ricco di cura formale.