WASHINGTON, 30 agosto 2015 - BISOGNA partire da due presupposti. Uno è incontrovertibile e riguarda la Libia. Il secondo è strategico, e riguarda la Turchia.
«Cominciamo dalla Libia», mi dice Edward Luttwak, notissimo politologo americano e nostro autorevole collaboratore.
Bene. Come arginare l’invasione?
«Certo non con le missioni dell’inviato dell’Onu. Mi riferisco a Bernardino Leon, che non ha capito o finge di non capire che la Libia non è uno Stato. Non lo è più da quando Sarkozy e Obama fecero la stupida guerra per cacciare Gheddafi».
Dunque è inutile sperare in una soluzione politica?
«Ovviamente. Non esistono autorità libiche. Trattare con le tribù e i radicali islamici sul territorio è pura illusione».
E allora?
«Allora c’è un solo sistema per bloccare i clandestini».
Quale?
«Distruggere i barconi».
Non si rischia di colpire anche coloro che sono a bordo?
«No. L’ho già spiegato alla televisione italiana e naturalmente sono stato investito da critiche. Di Pietro, ad esempio, mi ha accusato di voler bombardare i profughi».
E invece?
«Invece, l’ho detto e lo ripeto, ci sono i mezzi tecnici per accertare se i barconi in partenza abbiano già o no il loro carico di umanità disperata».
Quali?
«Per esempio i raggi infrarossi. Se i barconi sono vuoti, li si distrugge. Questa è l’unica maniera per bloccare gli scafisti».
E chi dovrebbe farlo?
«Ma il governo italiano, naturalmente. Da solo. Senza aspettare alcuna autorizzazione internazionale, che comunque non verrà mai».
Nemmeno dall’Onu?
«Tanto meno dall’Onu. Dopo il tragico episodio del tir in Austria, l’etereo segretario generale Ban Ki Moon ha proposto un vertice sull’immigrazione clandestina. Ma senza fretta per la fine di settembre. E comunque non servirà a nulla».
Ma lei pensa che il governo italiano abbia la forza e la volontà di agire?
«La forza sì. La volontà no. L’Italia ha il Papa. E questo Papa ritiene che si debbano accogliere tutti. Del resto sin dall’inizio ha mandato il segnale sbagliato, quando fece il primo pellegrinaggio a Lampedusa. E invece non si rende conto di collaborare, suppongo involontariamente, a un suicidio epocale».
Di chi?
«Dell’Europa cristiana».
In che senso?
«Nel senso che se è vero che i profughi di guerra vanno soccorsi, per elementari criteri di solidarietà e per le leggi internazionali, non è vero che lo stesso valga per i migranti che fuggono per motivi economici. Questi vanno bloccati e rispediti indietro».
Invece che accade?
«Accade che le navi italiane ed europee li vadano a prendere quando sono ancora a 20 miglia dalla costa libica. Gli scafisti lo sanno. Riempiono le carrette all’inverosimile. Tanto, dopo un paio di ore saranno intercettate dai soccorritori».
Perché lei parla di suicidio dell’Europa cristiana?
«Per la semplice ragione che all’invasione dalla Libia si aggiunge l’invasione attraverso i Balcani. E questa è ancora più imponente. È tollerata, se non addirittura incoraggiata, dal presidente turco Erdogan».
A che scopo?
«Lo scopo è la progressiva islamizzazione dell’Europa. La stragrande maggioranza dei migranti è musulmana. E le comunità musulmane, come si sa, sono refrattarie all’integrazione. Parlo in generale. Alla lunga sarà l’Europa cristiana ad adeguarsi ai loro valori e non il contrario. Questo Papa farebbe bene a ripassarsi la storia».
Cosa vuol dire?
«Vorrei ricordare come finì la civiltà romana. Arrivarono i barbari dal nord. Ora vengono dal sud. Alle invasioni barbariche seguirono cinquecento anni di secoli bui. Ce ne vollero altri trecento perché l’Europa conoscesse un Rinascimento».
Non le sembra di essere catastrofico?
«Direi di no. Nell’Europa attuale non vedo alcuna volontà di sopravvivenza. I muri non basteranno. Ci vorranno interventi diretti. E la prima a farlo dovrebbe essere l’Italia».