Roma, 27 febbraio 2017 - I grandi vecchi Warren Beatty e Faye Dunaway premiano il miglior film 2017, nel "rispetto della diversità e della libertà in tutto il mondo: questo è il cinema", dice Warren, e ogni riferimento a Trump è puramente voluto. In una delle notti più "politiche" degli ultimi Academy Awards, i grandi vecchi cedono il testimone al regista premio Oscar più giovane della storia di Hollywood e al suo musical che racconta la forza dei sogni e dell'amore: il 32enne Damien Chazelle, e "La La Land". Però è uno sbaglio, un assurdo sbaglio: la festa del cast di Chazelle è già in corso sul palco, quando arriva la correzione, in diretta. L'Oscar al miglior film è del "piccolo" film "Moonlight", storia black di povertà, droga e amore gay diretta da Barry Jenkins (prodotta da Brad Pitt e presentata al festival di Roma 2016). Beatty aveva una busta sbagliata, dicono sul palco, a "La La Land" restano 6 Oscar su 14 nomination. Sull'errore PriceWaterhouseCopper, società che si occupa del conteggio dei voti, aprirà un'inchiesta.
VIDEO - Gaffe agli Oscar: premiato il film sbagliato
LA SERATA - E' Justin Timberlake sulle note irresistibili di "Can't Stop the Feeling" ad aprire la serata degli Oscar 2017. Standing ovation, ed ecco Jimmy Kimmel, che subito ricorda: stiamo vivendo in un paese diviso. "Rendere l'America grande di nuovo è possibile: basta parlare l'uno con l'altro. Ora lo faccio anch'io, chiedendo scusa a Matt Damon: Matt, la prima volta che ti ho visto eri ciccione. Se avessi fatto "Manchester by the sea" saresti stato candidato all'Oscar, invece hai fatto "The Great Wall" e hai perso milioni di dollari. Cretino! "Manchester" è il primo film all'Oscar prodotto da Amazon. Se lo cerchi online, ti dicono: chi lo ha visto ha preso anche lo Zoloft". E Meryl Streep? "Signori e signore, prego: un applauso non meritato per le sue performance mediocri e sopravvalutate" (altra standing ovation). Di tutto questo, continua Kimmel, "Trump twitterà alle 5 di mattina, in stampatello, quando sarà seduto sul cesso".
MIGLIOR ATTRICE - Come da pronostici migliore attrice quel pezzettino di poesia fatto ragazza che è la divina, giovanissima (28 anni) Emma Stone per "La La Land", e migliore attore protagonista è Casey Affleck, fratello di Ben, per "Manchester by the Sea". Gli Oscar agli attori non protagonisti sono i primi grandi riscatti black: Mahershala Ali, migliore attore non protagonista, per "Moonlight" ("Grazie, pace e benedizione a tutti") e Viola Davis, in lacrime, migliore attrice non protagonista per "Barriere" di e con Denzel Washington ("Capitano, mio capitano"). L'unico meraviglioso trionfo italiano è l'Oscar al trucco, per "Suicide Squad", ad Alessandro Bertolazzi ("Sono italiano, il premio lo dedico a tutti gli immigrati") e a Giorgio Gregoriani ("Per mia moglie, che è morta"): hanno inventato le nuove icone contemporanee di Joker e Harley Queen, non poteva essere diversamente. Nulla di fatto, invece, per il nostro "Fuocoammare": l'Oscar al documentario va a "O.J. Made in America", sul caso Simpson e "per tutte le vittime di violenza della polizia", dice il regista Ezra Edelman.
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Procedono le premiazioni: "Animali fantastici" per i costumi, "Arrival" per il montaggio sonoro, "La battaglia di Hacksaw Ridge" (Kevin O'Connell era alla sua 21esima nomination, ora è al primo Oscar) per il sonoro, "Il libro della giungla" per gli effetti speciali, "Manchester by the Sea" per la sceneggiatura originale, "Moonlight" per la sceneggiatura non originale ("questo Oscar è per tutti i transgender di colore"), fino all'escalation di "La La Land" per production design, fotografia, scenografia, colonna sonora, canzone, regia. Miglior film d'animazione, l'inno Disney alla possibile convivenza tra animali diversi: "Zootropolis" ("la tolleranza è più forte della paura degli altri", dice il regista Byron Howard che dedica il premio al marito). Miglior film straniero: "Il cliente", del regista iraniano Ashgar Farhadi che, assente, manda un messaggio: "Grazie, non sono presente per rispetto degli altri paesi toccati dal bando anti-Islam. Dividere il mondo tra noi e i nemici crea paure. Impedisce la democrazia. Il cinema invece, può creare empatia tra i popoli, e oggi più che mai ce n'è bisogno". Il conflitto in Siria viene ricordato da Sting, che intona sul palco "The Empy Chair", dal documentario "The James Foley Story", sul giornalista Usa decapitato dai miliziani dell'Isis, e dal regista Oscar del documentario corto "The White Helmets", sull'organizzazione umanitaria di protezione civile siriana: "una guerra da ricordare, per la quale dobbiamo alzarci tutti insieme", e le star del Dolby Theater eseguono, applaudendo.
Tra ironia e commozione, l'apparizione sul palco di Michael J. Fox, chiamato a consegnare l'Oscar per il miglior montaggio: la statuetta la conquista "La battaglia di Hacksaw Ridge" (e sono due gli Awards al film sul primo obiettore di coscienza diretto da Mel Gibson e interpretato da Andrew Garfield, ex fidanzato di Emma Stone), ma l'applauso più grande è per l'attore di "Ritorno al futuro" malato, tremante, comunque forte e spiritoso. Commozione del tradizionale momento "In memoriam", l'omaggio alle stelle scomparse: da Prince a Babenco, da Emmanuelle Riva a Mary Taylor Moore, Cimino, Gene Wilder, Wajda, il nostro truccatore Manlio Rocchetti, Debbie Reynolds e la figlia Carrie Fisher.
Nelle ultime ore della vigilia di questa ottantanovesima edizione degli Academy Awards, Los Angeles piangeva Bill Paxton, scomparso a soli 61 anni. Piangeva il cacciatore di tesori di "Titanic", il seduttore ridanciano (da pugni in faccia) di "True Lies", mentre le superstar annullavano il party pre-Oscar per trasformarlo in una serie di manifestazioni di piazza di protesta contro le politiche della Casa Bianca sui rifugiati, capitanate da Jodie Foster (due Oscar come migliore attrice) e dallo stesso Michael J. Fox.
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"Blocchiamo le strade, alziamo la voce, trasformiamo la protesta nella nostra La La Land", aveva detto Jodie Foster, citando contro Trump il musical di Chazelle con il record di 14 nomination e una coincidenza temporale che non era sfuggita ai commentatori delle cose hollywoodiane. L'ultima volta che davanti al Dolby Theatre sfilavano manifestanti e forze dell'ordine, l'ultima volta che per queste strade dorate si è respirata tanta tensione e tanta cupezza (tale da annullare addirittura la sfilata sul tappeto rosso) era l'Oscar 2003, quello che si tenne all'indomani della discesa in guerra degli Usa di George W Bush contro l'Iraq. A vincere, quell'anno, fu "Chicago". Un musical. Sembrava così anche quest'anno, fino all'ultimo _ clamorosissimo _ colpo di scena.
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Prima dell'inizio della cerimonia, sorprese ed emozioni sul red carpet: la nuova acconciatura gigante di Halle Berry, il vestito metallizzato di Janelle Monae, gli sguardi d'amore tra Jessica Biel e Justin Timberlake, il vestito d'oro con frange Givenchy della deliziosa Emma Stone, la brutta camicia con le ruches di Ryan Gosling, la barbona hipster di Casey Affleck, il "nude" iperraffinato Armani Privé di Nicole Kidman, il rosa fiabesco e sexy trasparente di Scarlett Johansson, le scollature abissali di Amy Adams e Michelle Williams.