Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

L'assenza di gravità sposta il cervello degli astronauti

Secondo un nuovo studio un volo prolungato nello spazio influisce sulla posizione del cervello, con esiti al momento imprevedibili

(Foto: 1971yes/iStock)

(Foto: 1971yes/iStock)

I voli spaziali portano con sé una serie di complicazioni per la salute umana: ad esempio bisogna fare i conti con il problema dei raggi cosmici o con l'incerto destino dei microrganismi che convivono normalmente con noi. Ora un uno studio pubblicato su New England Journal of Medicine rivela che un lungo soggiorno nello spazio può portare a uno spostamento del cervello all'interno del cranio degli astronauti, con conseguenze al momento ancora tutte da decifrare. CERVELLO A GRAVITÀ ZERO L'indagine coordinata da Donna Roberts, radiologa presso la Medical University of South Carolina, si configura come uno dei più grossi studi mai condotti sui cervelli dei cosmonauti. Gli scienziati hanno preso in esame le scansioni cerebrali di 16 astronauti che avevano passato due settimane sullo Space Shuttle e altri 18 che avevano invece trascorso alcuni mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale, ossia in ambienti contraddistinti da gravità zero (sebbene sarebbe più corretto parlare di microgravità). Le immagini, ottenute con la tecnica MRI (Magnetic Resonance Imaging), fotografavano le condizioni del cervello prima e dopo il volo spaziale. UN PO' PIÙ SU L'analisi dettagliata delle scansioni ha messo in luce che, oltre a indebolire muscoli e ossa, l'assenza di gravità fa anche "ballare" il cervello, soprattutto nel caso di soggiorni molto prolungati. Spiega Roberts: "Una delle nostre teorie è che il cervello si muove verso l'alto, perché non c'è più la forza di gravità che lo tiene fermo". Ma non è tutto: lo spostamento sembra influenzare anche il liquido cefalorachidiano, che tra le altre cose ha la funzione di proteggere l'encefalo da possibili shock. Le immagini mostrano infatti una riduzione del fluido nella parte superiore del cranio e all'interno dei canali noti come ventricoli cerebrali. VOLARE IN SICUREZZA I risultati di questo studio, dicono i ricercatori, potrebbero spiegare alcuni disturbi alla vista a cui vanno incontro diversi astronauti dopo una missione nello spazio. Inoltre non è del tutto da escludere che le alterazioni possano avere ripercussioni a livello cognitivo. Le risposte non sono tuttavia definitive: serviranno insomma ulteriori approfondimenti per consentire alla Nasa e alle altre agenzie spaziali di pianificare le prossime missioni sulla Luna e su Marte senza mettere a rischio la vita dei propri equipaggi.