Martedì 24 Dicembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Cannes 2017, Almodovar sull'orlo di una crisi di Netflix

Il presidente della giuria all'attacco dei film che non vanno in sala. Sulla Croisette si scontrano passato e futuro

Will Smith e Pedro Almodovar (Lapresse)

Cannes, 18 maggio 2017 - QUELLO che è successo ieri pomeriggio a Cannes forse è qualcosa di storico. Siamo arrivati al momento dello scontro fra due modi di vedere il cinema, il suo presente, il suo futuro. Il cinema visto nei cinema e il cinema visto nei tablet, negli smartphone. Il cinema grande, legato al passato. E quello più piccolo, quello del futuro. A Cannes, nella prima conferenza del festival, il presidente della giuria Pedro Almodovar, regista di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, di “Parla con lei”, Oscar per “Tutto su mia madre”, una delle voci più rappresentative del cinema d’autore mondiale, attacca frontalmente i film che non si vedono in sala.

«SAREBBE un enorme paradosso una Palma d’oro a un film che non si vede in sala», dice. Ma, nel concorso del festival di Cannes, iniziato ieri, ci sono due film prodotti da Netflix la cui uscita è prevista direttamente sulla piattaforma web. Sono “Okja” di Bong Joon-ho e “The Meyerowitz Stories” di Noah Baumbach. «Io non posso concepire che la Palma o un altro premio siano dati a un film che non si può vedere in sala», sentenzia Almodovar. Dall’anno prossimo in gara non ci saranno film del genere, ha deciso il direttore del festival Thierry Fremaux dopo una serie di polemiche. Ma per quest’anno ci sono, e lo stesso Fremaux li ha scelti e li ha voluti a gareggiare con gli altri. Negare loro, in partenza, la possibilità di vincere crea un problema non da poco. Almodovar puntualizza: «Non è che io non rispetti le novità, anzi, sono a favore del nuovo», dice. «Ma devo difendere il cinema. Molti giovani non conoscono la capacità di ipnosi che ha un grande schermo sullo spettatore. Il film non deve essere più piccolo della sedia su cui siamo seduti. Bisogna avere la sensazione di essere umili, e piccoli, di fronte alla storia che viene raccontata».

IL CINEMA, così come lo intende lui (che cita «la magia della “Dolce vita” e di “Apocalypse Now”») e come lo abbiamo inteso per un secolo e più, deve essere «bigger than life», più grande della vita. In concorso a Cannes c’è anche “Wonderstruck” di Todd Haynes, che è prodotto da Amazon, il colosso del commercio online che è anche produttore di film. Anche Amazon è nella linea di un cinema del futuro, in cui la sala è solo uno dei modi di fruizione di un film. Netflix però ha una politica più aggressiva: se la legislazione francese prevede un periodo di tre anni dopo l’uscita nelle sale per mettere un film a disposizione di una piattaforma online, Netflix prevede una uscita online contemporanea all’ uscita in sala. Sempre a Cannes uno degli eventi è precipuamente televisivo: la nuova serie di “Twin Peaks” di David Lynch. Mentre gli Amazon Studios hanno ottenuto consacrazione mondiale conquistando l’Oscar al miglior film straniero con “Il cliente” di Ashgar Farhadi, e Netflix lo ha conquistato per il miglior corto documentario con “The White Helmets”. E già qui a Cannes, nella stessa giuria internazionale, c’è chi la pensa in modo diverso da Almodovar. Forse Sorrentino, che lavora sia per il cinema sia per la tv. DI SICURO la pensa diversamente da Pedro Will Smith, il «principe di Bel Air», poi protagonista di “Alla ricerca della felicità” (e recentemente di “Bright”, per Netflix), che dice: «Non ci vedo niente di male nel fatto che i ragazzi di sedici o vent’anni vedano su Netflix delle serie tv o dei film che non si immaginerebbero mai di conoscere, film che magari vengono da mondi lontani diecimila chilometri. E quegli stessi ragazzi vanno in sala un paio di volte alla settimana. Vedo quello che succede in casa mia, con i miei figli. Vedere tanti film online permette una migliore comprensione del cinema mondiale». Netflix, ricordiamolo, è un servizio di internet tv, con la più grande rete al mondo. E con quasi 100 milioni di abbonati. Insomma, forse è davvero il momento di rivedere i nostri concetti, o preconcetti, sul cinema.