Milano, 3 luglio 2017 - Dal suo podio di carta dirige con piglio elegante uno dei settimanali italiani più diffusi, Chi . Giornalista, personaggio tv, e ora anche regista lirico con la Turandot al Festival pucciniano di Torre del Lago (la prima il 14 luglio).
In quale ruolo si sente più a suo agio, Alfonso Signorini?
«Indosso meglio quello del giornalista, più legato alla mia forma mentis, alla mia curiosità, al mio amore per la scrittura. La tv è divertente se fatta col contagocce. La regia è un vero debutto ma, a essere sinceri, è quella che mi preoccupa di meno. La musica è il mio mondo».
«Il più recente: abbiamo battuto anche gli inglesi sulle nozze di Pippa Middleton. Non ero del tutto sicuro della scommessa, perché un conto è Kate, un altro Pippa. Ma siamo andati benissimo».
Le teste coronate vendono ancora?
«Solo quelle inglesi, grazie a un grandissimo lavoro di immagine della Casa. Tutte le altre sono scialbe, a cominciare da Montecarlo. Alberto ormai è imbolsito, forse ci sarebbe la Borromeo ma non è il massimo della simpatia...».
Lo scoop mancato che ancora rimpiange?
«Quando insegui lo scoop l’adrenalina sale, se poi ti scappa ti mangi le mani. Adesso per esempio siamo sulle tracce del nuovo amore della Bellucci. Lui è un personaggio molto molto famoso ma anche molto attento: se teme un agguato cambia aereo all’ultimo momento. Lei invece ha meno attenzione nel nascondersi».
Uno scoop a cui ha rinunciato?
«Riguardava un famoso direttore d’orchestra che aveva una relazione extraconiugale. Viveva ancora con i figli e la moglie, la quale soffriva di esaurimento. Mi sono messo una mano sulla coscienza e ho buttato via tutto».
In molti le chiedono di soprassedere?
«I migliori sono gli scoop autentici. Se hanno valore, li pubblico comunque».
Il personaggio più ambito dell’estate?
«Le abitudini sono cambiate. Una volta si procedeva con la complicità del personaggio in questione, che chiamava il direttore, il giornalista o il fotografo per farsi riprendere. Oggi è diverso, c’è la tendenza a farsi i fatti propri. Un po’ perché il personaggio interagisce da solo sui social, un po’ perché c’è voglia di normalità. Di recente per esempio abbiamo visto le foto di Totti e Ilary in vacanza in Grecia. Ma dico io, con tutte le disponibilità finanziarie di cui dispongono, perché non vanno in un posto esotico, lontano? Macché, erano su una spiaggia più affollata di Cesenatico ad agosto. Per fortuna c’è Belen che non ha nessuna voglia di normalità. Ha fatto affittare a Iannone una villa a Ibiza dove ne combina di tutti i colori. Dobbiamo ringraziare il cielo che esistano ancora personaggi così.»
Meglio una foto di nudo o uno scoop su una relazione illecita?
«Il nudo non va più. Di recente abbiamo dedicato la copertina a Rocio Morales, la compagna di Raul Bova, ripresa in topless, ed è andata benissimo. Ma è l’eccezione: vale di più lo scoop, o anche una bella intervista in cui il personaggio si racconta. Ormai non faccio più molta politica, anche perché dopo Renzi non saprei davvero di chi parlare».
Che pubblico avete?
«Medio-alto, prevalentemente femminile, tra i 25 e i 45 anni. La nostra caratteristica è la trasversalità: Chi viene letto sia dalla casalinga sia dal primo ministro».
Avete appena lanciato un nuovo settimanale, Spy. A chi si rivolge?
«A un pubblico diverso, più popolare. Se su Chi Cracco insegna a preparare i vol-au-vent al tartufo, su Spy spieghiamo come fare il kebab».
Cosa pensa del caso Corona?
«È vittima di se stesso, perché se le è andate a cercare. Però è stato anche vittima del sistema, c’è stato un accanimento particolare nei suoi confronti».
Nella sua lunga carriera con chi ha litigato?
«Con parecchi. Ma poi ci si spiega e si torna amici. Quando fai un giornalismo irriverente è inevitabile. Una volta litigai con Pavarotti, a causa di un’intervista alle figlie. Al telefono mi fece una tale scenata che mi sentii male...con Simona Ventura ho bisticciato pubblicamente all’ Isola dei famosi . Poi ci siamo confrontati e siamo tornati amici».
Non ha nessun nemico giurato?
«Nessuno, anche perché mi faccio molto i fatti miei. La gente può pensare che conduca chissà quale vita, che partecipi a chissà quali feste: invece è molto più facile incontrarmi in una trattoria del Basso Lodigiano».
Dove trascorre le sue vacanze?
«Mi piace la montagna, adoro scalare e la mountain bike. Vado a Cortina, ma non frequento la mondanità. Ogni tanto qualcuno mi incontra per strada e mi chiede perché non mi faccio mai vedere. Venite a scalare con me, rispondo, così mi vedete».
Il suo sogno di quest’estate?
«Realizzare una bella Turandot, servire bene Puccini. Ho le idee molto chiare. Mi riallaccio alla tradizione degli anni ‘50, per esempio ho voluto che tutti i fondali fossero dipinti a mano, come si faceva allora. Li hanno realizzati dei magnifici artigiani fiorentini».
E mentre lei si occupa della Turandot, il giornale chi lo fa?
«Le redazioni fisiche sono un costo assurdo per l’editore. Ogni giornalista può fare il proprio lavoro. ovunque. L’importante è starci con la testa. Io lo dico sempre, ai miei redattori quando li vedo davanti al pc: andate, uscite, guardatevi intorno, poi lavorerete meglio e con più gioia. Tornando alla domanda: mi farò spedire tutto il giornale a Torre del Lago, io controllo tutto, anche le didascalie, e quando incontro un refuso mi incavolo».
Quante copie vendete?
«Io parlo di copie vendute in edicola, la diffusione non mi interessa. Siamo su una media di 200-240mila copie, ma costiamo il doppio dei concorrenti. Quando usciamo a 1 euro, arriviamo anche a 300mila, e superiamo agevolmente qualunque altra testata».