Sabato 11 Gennaio 2025
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Mannaggia, è lunedì. E io mi metto in malattia

Studio della Cgia di Mestre: record di assenze il primo giorno della settimana, soprattutto al Sud

Solitudine, disperazione, pianto: foto generica (Ravaglia)

Viviana Ponchia

SAPPIAMO tutti che il lunedì non è un giorno della settimana ma uno stato d’animo, motivo per cui lo si vuole governato dal più capriccioso dei corpi celesti. È il momento dell’eterno ritorno alla prigione in questo Monopoli che è la vita, la bolla in cui nemmeno il leone e la gazzella hanno voglia di alzarsi a correre.

IL LUNEDÌ provoca, tutto sfolgorante di sole e di azzurro dopo due giorni di pioggia, e autorizza a rivendicare il diritto all’intolleranza e al pregiudizio. Insomma gode di una pessima fama, in eterna competizione con il primo settembre o il sette gennaio. Ma sembra destinato a portarsi in testa. In base a un’indagine recente e curiosa dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, pare che nel frammento di tempo impiegato dal Creatore a formare lo spazio e le palle che girano i suoi figli stiano troppo male per andare a lavorare. Verrà ricordata come l’epidemia del lunedì, o il grande diluvio dei certificati di malattia. Chi ha un posto da dipendente e un capo a cui rendere conto della propria salute, ci tiene a confermare che non c’è vita dopo il week end. 

ACCADE nel pubblico come nel privato: sui 6 milioni di lavoratori che nel 2012 hanno registrato almeno un mancamento per un totale di 106 milioni di giorni di malattia persi durante tutto l’anno, oltre il 30% è crollato nel primo giorno della settimana. E ovviamente tutto è aggravato dal fatto che anche per il capo è lunedì. Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, azzarda una spiegazione che non convince del tutto: con la crisi sono sempre più numerosi quelli che per risparmiare nel week end si danno alla manutenzione di casa e giardino e questo fervore contribuisce ad aumentare gli acciacchi. Ma no, una zappata nell’orto non ha mai ucciso nessuno.

C’È MOLTO altro dietro al fenomeno. Quel 30% è la prima avanguardia di chi ha capito che non si può più fingere. Esistono i giorni sì e i lunedì, zone in ombra in cui l’anima si perde. Anche gli psicanalisti se possono circumnavigano, spostano gli appuntamenti, vanno alle terme. Ai parrucchieri invece va riconosciuta una clamorosa lungimiranza.