Giovedì 21 Novembre 2024
GILBERTO DONDI
Cronaca

Patto anti-attentati con i palestinesi. Ecco la prova dell'accordo segreto

Esclusivo: il documento spedito un mese prima del rapimento Moro

Il ritrovamento del corpo di Aldo Moro. In alto, il documento che preannuncia l'azione terroristica

Il ritrovamento del corpo di Aldo Moro. In alto, il documento che preannuncia l'azione terroristica

Bologna, 8 ottobre 2015 - LA PROVA. Per la prima volta un documento scritto, segreto e riservatissimo, attesta l’esistenza del cosiddetto Lodo Moro, cioè il patto stipulato negli anni ’70 fra l’Italia e i palestinesi secondo cui gli arabi potevano trasportare armi nel nostro Paese in cambio dell’immunità dagli attentati. Il documento è un messaggio cifrato inviato il 17 febbraio 1978 dal Libano dal colonnello Stefano Giovannone, capo centro Sismi a Beirut, ai suoi superiori in Italia. Nel testo Giovannone lancia l’allarme su un’imminente «operazione terroristica di notevole portata programmata asseritamente da terroristi europei», di cui gli ha appena parlato il suo interlocutore abituale e cioè George Habbash, leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Non si dice quale sia questa operazione, perché Giovannone non lo sa. Ed ecco che arriva, nella seconda parte del messaggio, la prova del Lodo Moro: «A mie reiterate insistenze per avere maggiori dettagli, Habbash mi ha assicurato che l’Fplp opererà in attuazione confermati impegni miranti escludere nostro Paese da piani terroristici». Nero su bianco: «Attuazione confermati impegni». C’era un patto per tenere l’Italia fuori dalle bombe e i palestinesi si impegnavano a rispettarlo. Il Lodo Moro, appunto. Circostanza inquietante, un mese dopo questo dispaccio cifrato proprio Moro venne rapito dalle Brigate Rosse che lo uccisero il 9 maggio. Era questa l’«operazione di notevole portata» di cui parlava Habbash? Difficile dirlo, ma è difficile anche pensare a una coincidenza. E proprio Moro, nelle sue lettere dalla prigionia citò per ben due volte Giovannone, che era un suo fedelissimo.    Si tratta di una scoperta eccezionale, resa pubblica dall’ex deputato bolognese di An-Fli Enzo Raisi, da anni strenuo sostenitore dell’esistenza del Lodo Moro e della correlata ‘Pista palestinese’ per la strage alla stazione di Bologna, che il 2 agosto 1980 provocò 85 morti e 200 feriti. È lo scenario alternativo alle condanne definitive dei tre neofascisti per la bomba. Secondo la Pista palestinese, invece, fu il gruppo del famigerato terrorista internazionale Carlos lo Sciacallo, legato a doppio filo all’Fplp, a compiere l’attentato di Bologna. Una ritorsione contro l’Italia che poco prima aveva arrestato uno dei capi del Fronte, Abu Saleh. Tesi bocciata però dalla Procura di Bologna, che aveva aperto un’inchiesta bis sulla strage salvo poi chiedere l’archiviazione, arrivata dal gip lo scorso febbraio. E uno degli argomenti forti sostenuti dal pm Cieri era proprio che non esistevano prove del Lodo Moro. Ora però tutto cambia, perchè le parole di Giovannone sono molto chiare.    «Finalmente c’è il primo documento scritto che attesta l’esistenza del Lodo Moro – dice Raisi, che oggi vive in Spagna –. Ne ha parlato di recente in Commissione Moro lo storico Marco Clementi e noi siamo andati a ritrovarlo negli archivi di Stato. È stato il governo Renzi a desecretarlo, gliene rendo merito, e ora tutti possono leggerlo. Un documento importantissimo perché fa crollare completamente la tesi del pm Cieri. Com’è possibile che io dalla Spagna trovi questo documento e gli inquirenti dall’Italia non l’abbiano mai trovato?». Raisi presto depositerà un nuovo esposto sulla strage di Bologna: «Di quale attentato parlava Giovannone? Difficile dirlo – conclude –, certo la circostanza temporale con il rapimento Moro fa riflettere».