Martedì 26 Novembre 2024
GIUSEPPE TASSI
Calcio

Johan Cruyff, le notti d'amore e il genio infinito del Pelé bianco

Fumatore accanito, scatenato viveur nei suoi anni d'oro, fu il primo grande asso del calcio moderno

Yohan Cruyff e Franz Beckenbauer (Ansa)

Yohan Cruyff e Franz Beckenbauer (Ansa)

Amsterdam, 24 marzo 2016 -  ''In campo sembrava una gazzella''. Le parole di Pierino Prati, grande attaccante del Milan anni Sessanta e Settanta, raccontano Johan Cruyff meglio di mille filmati d'epoca. Il corpo sottile e nervoso, il torace quasi incassato nella corsa, contrastavano con quelle gambe lunghe e velocissime. Cruyff si muoveva sul campo come fosse sostenuto da un cuscino d'aria compressa: leggero, imprevedibile, geniale nel tempo degli inserimenti in zona gol.

Non è un caso che questo asso del pallone olandese, definito il ''profeta del gol'' o l'alfiere del calcio totale, sia stato classificato al secondo posto dopo Pelè nella galleria dei grandi di ogni tempo. Qualcuno lo chiamò perfino il Pelè bianco perché prima di indossare la storica maglia numero 14 vestiva il 10 dei grandissimi.

Difficile assegnare un ruolo tattico preciso a Cruyff. Nel suo Ajax, e poi nella nazionale olandese vicecampione del mondo nel 1974, si muoveva quasi da centravanti arretrato, quello che oggi si chiama 'falso nueve'. Partiva dalla sua trequarti per puntare a rete con triangolazioni veloci o percussioni dirette, spesso inarrestabili. Fu il primo grande asso del calcio moderno, il primo a combinare estro e velocità, talento e ed esecuzione fulminea. Qualità esaltate dal calcio totale di Rinus Michels nell'Ajax e poi nella nazionale. Una squadra, quell'Olanda, destinata a cambiare la storia del calcio. Alla manovra corale partecipavano tutti gli undici in campo, senza troppe distinzioni di ruolo. Terzini e mediani a supporto diventavano attaccanti irresistibili e le ali andavano a recuperare palla sulle soglie della propria difesa.

In più giocavano con la difesa a zona, economizzavano gli sforzi a vantaggio di una manovra corale che li premiava con un costante possesso di palla. Perfino il Barcellona di Guardiola, con il suo tiki taka,  è debitore verso quell'Olanda, che cambiò la filosofia del gioco.

I GOL PIU' BELLI DI CRUYFF

Tre Palloni d'Oro e altrettante Coppe dei Campioni. Sono state questa le conquiste più significative di Cruyff, ma la sua Olanda non riuscì mai a salire sul tetto del mondo come avrebbe meritato. Battuta in finale dalla Germania di Beckenbauer , dopo il gol in avvio dello stesso Cruyff, quella squadra dal talento collettivo inarrivabile mancò il più alto dei traguardi.

Ma il profeta del gol non fermò la sua corsa. Si trasferì al Barcellona, dove vinse uno scudetto atteso da 14 anni, esportando il suo talento e il modello calcistico olandese in un paese che aveva bisogno di aria nuova e di un calcio meno stantio. Del Barcellona divenne anche allenatore, portandolo alla conquista della Coppa dei campioni e garantendosi un altro piccolo record: è uno dei sei allenatori che hanno vinto la Coppa con le grandi orecchie in campo e poi in panchina.

Fumatore accanito, scatenato viveur nei suoi anni d'oro, Cruyff ha ben incarnato il modello olandese anche fuori dal campo. I ritiri con mogli e compagne al seguito, le notti d'amore prima dei match importanti, la vocazione a un calcio di impronta hyppie.

Questo è stato Johan Cruyff, un talento infinito, un calciatore nato per lasciare la sua storica orma dentro il gioco più bello del mondo. 

CRUYFF E QUEL RIGORE A DUE