Giovedì 26 Settembre 2024

Isis, propaganda Usa imita video jihadisti. "Troppo violento" ed è polemica

Successo online per un video propaganda del Dipartimento di Stato Usa contro l'Isis, ma polemica per le immagini forti che sembrano imitare proprio i video jihadisti. Australia, sventati attentati, fermati due minori. Oltre 50 donne yazide rapite e stuprate sono incinte. Sono più di cinquemila i membri della comunità yazida in mano allo Stato Islamico, di questi 650 sono donne.

Un video propaganda anti Isis del Dipartimento di Stato Usa (Ansa)

Un video propaganda anti Isis del Dipartimento di Stato Usa (Ansa)

Baghdad, 9 maggio 2015  - Duro, ma anche goffo tentativo degli Stati Uniti di rispondere alla propaganda dell'Isis con la stessa moneta. E' già online da 8 mesi un video di un minuto in cui mostrano le atrocità del gruppo e cercano di scoraggiare potenziali combattenti a unirsi al Califfato. La clip si apre con una scritta: "Correte, non camminate, verso la terra dell'Isis", dove imparerete "utili nuove doti" quali "crocifiggere e uccidere musulmani". Le parole sono accompagnate dalle immagini delle atrocità dei jihadisti. Il video, dal titolo 'Welcome to Isis Land', è stato realizzato - riporta il Washington Post - da una divisione del Dipartimento di Stato (Think Again, Turn Away) ed è diventato virale: su Youtube è stato visto 844.000 volte. Per gli Stati Uniti si tratta di una 'svolta', ma con risultati discutibili, dopo anni di futili tentativi di competere con la propaganda anche di al Qaeda e dei suoi seguaci. Nonostante il successo in rete, il video ha creato non pochi problemi a Washington, da dove sono piovute critiche per le immagini violente che sembrano imitare i video dell'Isis, senza offrire un modo concreto per verificare il raggiungimento dell'obiettivo: ovvero scoraggiare potenziali militanti a recarsi in Siria e in Iraq.

AUSTRALIA, 17ENNE PREPARAVA ATTENTATO  - La polizia australiana ha detto di aver sventato un piano per far scoppiare tre bombe a Melbourne e ha arrestato un ragazzo di 17 anni che sarà processato lunedì prossimo con l'accusa di terrorismo. Il commissario della polizia federale australiana Mike Phelan ha detto che il giovane è stato arrestato ieri pomeriggio nella sua casa nei sobborghi di Melbourne, dove sono stati trovati tre ordigni artigianali, distrutti dagli artificieri. Ha poi aggiunto di ritenere cessato il pericolo. A Sydney fermato un 14enne. 

OLTRE 650 DONNE YAZIDE RAPITE E STUPRATE DA ISIS SONO INCINTE - Il responsabile per le relazioni internazionali del Kurdistan iracheno, Dindar Zebari, ha denunciato che oltre 50 donne yazide sono rimaste incinte dopo essere state violentate dai miliziani jihadisti dell'Isis nel Nord dell'Iraq. Sono 5.670 i membri di questa comunità rapiti e ancora nelle mani dello Stato islamico. Tra questi, 650 donne. 

Zebari, parlando in una conferenza stampa a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, ha detto che il governo autonomo curdo ha finora speso 15 milioni di dollari per l'assistenza ai profughi e agli ex ostaggi Yazidi, compresi programmi di riabilitazione fisica e psicologica per 4.000 donne. Ma ha fatto appello al governo iracheno e a quelli stranieri perché contribuiscano maggiormente a questa attività. Zebari ha sottolineato che il 40 per cento dei profughi Yazidi hanno meno di 18 anni e che il ministero dell'Istruzione curdo ha avviato programmi per permettere loro di tornare a frequentare le scuole. Nell'agosto dell'anno scorso l'Isis ha conquistato la città di Sinjar, nel Nord-Ovest dell'Iraq, dove risiedevano la maggior parte degli Yazidi, e si è lasciato andare a violenze di ogni genere contro i membri di questa minoranza non islamica considerati 'adoratori del diavolo'. Centinaia di Yazidi sono stati uccisi e, secondo la deputata irachena yazida Vian Dakhil, non meno di 3.000 donne e ragazze sono state vendute come schiave sessuali.

30 KOSOVARI MORTIO TRA LE FILE DELL'ISIS - Sono almeno 30 i combattenti islamici kosovari morti finora tra le file delle formazioni jihadiste in Siria e Iraq. Lo scrive oggi, citando il viceministro degli esteri del Kosovo Petrit Selimi, il quotidiano di Pristina Koha Ditore, secondo il quale tuttavia i morti kosovari sarebbero in realtà molti di più, tra 50 e 60. Per il giornale sarebbero almeno 300 i kosovari recatisi a combattere con l'Esercito islamico in Siria e Iraq. La stragrande maggioranza dei circa due milioni di abitanti del Kosovo - proclamatosi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008 - è di etnia albanese e religione musulmana.