IL BONUS sulle assunzioni di Matteo Renzi e Giuliano Poletti è sicuramente una buona cosa. Peccato che la burocrazia dell’Inps, secondo la peggiore tradizione della pubblica amministrazione italiana, stia facendo del suo meglio per rendere anche questo incentivo (8mila euro l’anno per ogni occupato) un percorso a ostacoli, astruso e scoraggiante. Come? Facendo pagare al datore di lavoro tutti i contributi previdenziali previsti teoricamente (ma non dovuti) per il mese dell’assunzione del lavoratore, salvo far sapere che verranno restituiti (come? quando?) successivamente. Perché? Perché l’Istituto deve avere il tempo di creare e trasmettere all’imprenditore un codice e solo dopo questo «adempimento» si potrà non versare, quanto per legge non è più dovuto.
Ora, non pretendiamo che i solerti dirigenti del più grande ente previdenziale d’Europa stendano i tappeti rossi agli imprenditori che, dopo sette anni di recessione, ricominciano ad assumere a tempo indeterminato. Tanto i loro stipendi, con i connessi premi di risultato, sono – quelli sì – una variabile indipendente dall’economia. Non immaginiamo neanche che qualche dirigente più avveduto si sia domandato se una tale procedura non sia un fattore di freno rispetto alla volontà di assumere. Tanto siamo in presenza dell’impero del comma, ma soprattutto di un sistema informatico che costa centinaia di milioni senza essere in grado di generare un codice in tempo reale.
Non ci permettiamo, infine, neanche di ipotizzare lontanamente che qualche altro dirigente più accorto si sia avventurato anche solo a fantasticare che magari gli operatori del call center dell’Inps potevano essere addirittura utilizzati per chiamare qualche milione di piccole e piccolissime imprese italiane per spiegare il nuovo incentivo e mostrarsi pronti a sbrigare tutta la pratica di assunzione via mail o telefono. No, non arriviamo a tanto. Non ci resta che confidare nei nuovi vertici dell’ente (il presidente Tito Boeri e il direttore generale Massimo Cioffi) perché davvero si rendano conto della necessità di spazzare via mentalità, regole e dirigenti se vogliono davvero rendere l’Inps un’agenzia che aiuti e non ostacoli la crescita del Paese.