Sabato 20 Aprile 2024

BATTIATO È QUI ’L’IMBOSCATA’ ECCO IL REMIX

Migration

di Sandro Neri

Forse c’entra la passione per gli Smashing Pumpkins, forse quella voglia di cambiare e di innovare che ha connotato tutta la sua produzione. Di certo Franco Battiato sognava un suono nuovo per uno degli album che amava di più. Quello che aveva segnato la sua svolta verso un rock elettronico, sintesi tra le pulsioni dell’allora neonato mondo indie e la sua immarcescibile vocazione a sperimentare. E dopo aver seguito il remix de ’La voce del padrone’, si era messo al lavoro per dare una veste sonora "più selvaggia" - parole sue - all’album ’L’imboscata’, originariamente pubblicato il 24 ottobre del 1996 e un quarto di secolo dopo pronto a uscire in una nuova versione, più potente e calda, fedele alle reali intenzioni di Battiato. A curare il remix e la riedizione in Dolby Atmos, il fonico Pino Pischetola, a lungo a fianco di Battiato in studio e in tour, che ha lavorato sui nastri originali a partire dal 2015, inizialmente con lo stesso Battiato a fianco. "Insieme – racconta Pischetola, seduto al banco del suo studio milanese – abbiamo rilavorato i brani più conosciuti dell’album: La cura e Strani giorni. Mi è servito per avere una partenza coerente con quello che avrebbe voluto Franco. Cioè un album molto duro rispetto alla versione originale. Averlo reso più aggressivo è un po’ un omaggio alla sua figura e alle sue intenzioni".

Com’era il suo modo di lavorare in studio?

"Aveva un approccio molto professionale. La musica comandava su tutto. Per raggiungere il risultato che aveva in testa non importava quanto tempo fosse necessario. Però poi spesso il processo si rivelava molto fluido. Ci potevamo permettere di inserire il pilota automatico".

Rimettere mano a un album famosissimo è un’impresa ambiziosa. Non c’è il rischio di stravolgerne il sapore?

"Ho cercato di rendere tutte le canzoni più fedeli allo spirito che ne aveva ispirato la registrazione, a Parigi. Dopo la fase di preproduzione, tutti i brani erano stati eseguiti dal vivo in studio, con musicisti eccezionali. A cominciare da David Rhodes, chitarrista di Peter Gabriel, e dal batterista Gavin Harrison. In fase di missaggio, però, tutto era stato un po’ ammorbidito. Io ho lavorato per far riemergere tutta quell’energia e quella compattezza tipiche del suono live".

’L’imboscata’ contiene brani diventati classici. Primo fra tutti ’La cura’. Com’è stato viaggiare dentro queste canzoni?

"Più di tutto mi ha colpito scoprire il livello di ricerca sonora a cui Franco era arrivato. Melodie e testi sono eccellenti. Ma c’è anche la voglia di sperimentare un nuovo rock elettronico, contaminato, che di lì a poco avrebbe trovato compimento nel disco Gommalacca. La cura è il simbolo di questa sperimentazione".

La riedizione, oltre che in versione cd - con il remix e tre tracce live - e in vinile, esce in formato Dolby Atmos. Il suo studio, il ’Pinaxa’, è l’unico in Italia attrezzato per questo tipo di missaggio. Diventerà questo il nuovo modo di ascoltare la musica?

"Questa tecnologia, utilizzata dal 2012 nelle sale cinematografiche e ora arrivata al mondo della musica, non prevede più solo il canale destro e sinistro come nella stereofonia. L’ascolto avviene all’interno di una stanza virtuale con i suoni posizionati in ogni punto dell’ambiente. È un ascolto immersivo, per dirla con un’espressione oggi molto di moda. Dalla cuffia, all’impianto hi-fi fino al sound-bar, questa è la posizione dei suoni che viene riproposta all’ascoltatore. E l’effetto è coinvolgente".

Franco Battiato se ne è andato il 18 maggio scorso. A livello umano cosa le è rimasto della lunga collaborazione con lui?

"Resta l’incontro più importante di tutta la mia carriera. Mi ha dato la possibilità di migliorarmi, di girare i migliori studi in Europa, lavorando con le più grandi orchestre. Professionalmente mi ha dato tutto. Ancora di più, però, mi ha dato a livello umano. A rischio di sembrare banale, ci tengo a precisare che Franco era davvero una persona speciale".