Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Cuba, Fidel Castro compie 89 anni e attacca gli Usa: "Ci devono milioni per l'embargo"

L'ex Leader maximo è nato il 13 agosto 1926 a Biràn. Si è dimesso dalle cariche pubbliche nel febbraio del 2008, lasciando la guida del Paese al fratello Raúl

Mostra fotografica per gli 89 anni di Fidel Castro (Ansa)

Mostra fotografica per gli 89 anni di Fidel Castro (Ansa)

New York, 13 agosto 2015 - Fidel Castro ha colto l'occasione del suo 89esimo compleanno per ribadire in un editoriale pubblicato su Granma - organo ufficiale del Partito comunista cubano - e su altri media nazionali che gli Stati Uniti devono a Cuba "molti milioni di dollari" a causa di mezzo secolo di embargo.  "A Cuba dovete un risarcimento equivalente ai danni che ammontano a milioni di dollari come il nostro Paese ha già dichiarato con argomenti e dati incontrovertibili in tutti i suoi interventi alle Nazioni Unite", ha scritto Castro che spesso firma degli editoriali sulla stampa nazionale, l'ultimo in termini di tempo a maggio.  

Castro non menziona la storica visita di domani all'Avana del segretario di Stato americano John Kerry per riaprire ufficialmente l'ambasciata nell'ambito del disgelo delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi annunciato da Obama e dal successore di Castro, il fratello Raul, a dicembre. L'89esimo genetliaco del leader maximo è già stato celebrato con una serie di eventi e altri sono in programma nelle prossime ore. All'Avana per l'occasione è volato anche il presidente della Bolivia Evo Morales che spesso si riferisce a Fidel come al suo "saggio nonno".  L'embargo commerciale che gli Stati Uniti decretarono ai danni di Cuba nel 1962, tre anni dopo la presa del potere da parte di Fidel Castro, rimane in vigore per il momento nonostante lo storico riavvicinamento fra Washington e l'Avana.

UNA FESTA PER IL LIDER MAXIMO - Un`esposizione fotografica e un concerto sono alcune delle iniziative promosse in questi giorni dall'Unione dei Giovani Comunisti di Cuba (UJC) per gli 89 anni compiuti oggi da Fidel Castro, uno dei principali e controversi personaggi politici della seconda metà del ventesimo secolo, simbolo della lotta antimperialista. "Condannatemi, non importa, la storia mi assolverà", disse durante il processo per l'assalto alla Moncada, evento fallimentare, ma che sarà ricordato come l'inizio della rivoluzione cubana. Una rivoluzione capace di resistere agli Stati Uniti, che domani torneranno a issare la loro bandiera sull'isola dopo il disgelo avviato lo scorso dicembre dai presidenti Barack Obama e Raul Castro. Figlio di un immigrato spagnolo divenuto proprietario terriero, Fidel Alejandro Castro Ruz nacque il 13 agosto 1926 a a Biràn, un villaggio cubano nella provincia meridionale di Holguin, dove il padre possedeva 23.000 acri di piantagioni. 

Dopo aver studiato a Santiago di Cuba si trasferì all'Avana, dove frequentò un esclusivo collegio gesuita, dal 1941 al 1945, per poi iscriversi alla facoltà di Diritto. All'università aderì alla lotta antimperialista, convinto del ruolo opprimente degli Stati Uniti sul destino di Cuba, schierandosi apertamente contro il presidente cubano, Ramon Grau. Nel 1948, sposò Mirta Diaz-Balart. Agli inizi degli anni '50 cominciò la sua battaglia contro il generale Fulgencio Batista, tornato a guidare il Paese con un colpo di Stato. Castro organizzò un assalto armato alla caserma della Moncada, il 26 luglio 1953, che si concluse in modo drammatico: più di 80 assalitori furono uccisi, mentre Castro, fatto prigioniero, fu processato e condannato a 15 anni di prigione. Rilasciato grazie a un'amnistia generale nel maggio del 1955, andò in esilio in Messico e Stati Uniti. 

Castro, però, non aveva intenzione di rinunciare alla lotta per Cuba. Insieme ad altri 81 rivoluzionari, tra i quali Che Guevara, raggiunse clandestinamente Cuba dal Messico, a bordo dello yacht Granma. Dopo due anni di guerriglia, le forze di Castro entrarono trionfalmente all'Avana il giorno di Capodanno (1959) dopo la fuga di Batista e Fidel assunse la carica di primo ministro, ricoperta per decenni insieme a quelle di capo delle forze armate e primo segretario del Partito comunista cubano. Castro provò subito ad affrontare i gravi problemi di Cuba con una serie di drastici provvedimenti, come le espropriazioni, che colpirono anche gli interessi degli Stati Uniti. Dal punto di vista sociale, famosa fu la sua campagna per l'alfabetizzazione, soprattutto nelle zone rurali. La tensione tra Cuba e Stati Uniti crebbe in poco tempo, raggiungendo il suo culmine con il fallimentare tentativo statunitense di rovesciare il governo rivoluzionario, con lo sbarco di dissidenti addestrati e finanziati dalla Cia nella Baia dei Porci, il 17 aprile 1961. 

Quest'operazione spinse Castro sempre più vicino all'Unione Sovietica. Dopo la crisi internazionale dell'ottobre 1962, conclusasi con il ritiro da Cuba dei missili sovietici e l'impegno statunitense a non aggredire l'isola, Castro perseguì una politica di relativa autonomia dall'Urss, orientata in senso terzomondista. Dopo il varo dalla nuova Costituzione cubana (febbraio 1976), Castro fu eletto presidente del Consiglio di Stato (capo dello Stato), carica che si aggiunse alle altre. A seguito dello sgretolamento dell'Unione Sovietica, suo principale partner economico, Castro si trovò sempre più isolato in seno alla comunità internazionale. Costretto a qualche timida concessione al capitalismo, Castro tornò all'economia comunista dopo l'alleanza con il presidente Venezuelano Hugo Chavez, lider del 'bolivarismo': gli aiuti di Caracas mitigarono così un po' l'effetto di 40 anni di embargo statunitense. Il Lider maximo si è dimesso dalle cariche pubbliche nel febbraio del 2008, lasciando la guida del Paese al fratello Raúl, che già lo aveva sostituito pro tempore nell'estate 2006 per i suoi problemi di salute. Il 19 aprile 2011, in occasione del congresso del Partito comunista cubano, Fidel Castro si è dimesso anche dalla carica di Primo segretario del partito, l'ultima che deteneva ufficialmente. 

Ma non sono mancati in questi ultimi anni suoi interventi pubblici, come quello diffuso anche oggi, riportato da Prensa Latina News Agency, in cui ha voluto rimarcare che Cuba "non smetterà mai di lottare per la pace e il benessere di tutti gli esseri umani, a prescindere dal colore della pelle e dal Paese di origine di ogni persona sul pianeta, così come per il pieno diritto di tutti ad avere o meno una fede religiosa".