Roma, 27 marzo 2016 - Lo scoop di una nostra collega di Reggio Emilia, Benedetta Salsi, gli insulti e le minacce contro di lei su due pagine di stampo islamista. L’ordine del magistrato di oscurarle a cui Facebook ha risposto di no. È possibile?
"Gli spazi social non possono trasformarsi in una zona franca perché si rischierebbe di garantire non più la libertà ma l’impunità" risponde il ministro dell’Interno Angelino Alfano commentando la vicenda. "Ritengo che la cosa andrà avanti ma occorrerà probabilmente una rogatoria internazionale perché l’operatore è all’estero e non è sottoposto alla giurisdizione dei tribunali italiani", ragiona. "In una visione più ampia è ormai chiara la necessità di coinvolgimento di queste società globali in un comune obiettivo, la lotta al terrorismo, ed è per questo che abbiamo incontrato più volte e ancora incontreremo i giganti del web, per stendere una sorta di codice comportamentale" conclude il responsabile del Viminale.
In linea con Alfano il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore: "La Rete non gode di extraterritorialità". "Proprio per questo – aggiunge – si pensa a creare un’occasione di approfondimento sulle normative e, insieme, sui diritti delle persone e i loro bisogni. È una decisione che sta maturando in questi giorni: la creazione di un gruppo di lavoro specializzato". "Penso al caso dell’Fbi che non è riuscita ad ottenere alcune informazioni dall’Apple. Questa vicenda mi ricorda quei fatti. Se c’è un giudice che ordina qualcosa e Facebook si rifiuta di ottemperare, vuole dire che la questione è davvero seria", conclude Migliore. Il suo collega sottosegretario all’Interno Domenico Manzione affronta la cosa allargando il punto di vista. «Si stanno svolgendo riunioni a livello europeo proprio per affrontare casi come questo – sottolinea –. Si punta a varare una normativa molto severa che preveda la rimozione delle pagine anche in presenza di provider che operano all’estero. Ci vogliono accordi europei con ampie prospettive internazionali per un’azione realmente efficace".
SECONDO Cosimo Maria Ferri, sottosegretario alla Giustizia, il nodo nasce dal fatto che il decreto del magistrato per la rimozione delle pagine non riguarda reati di terrorismo. "Per quelli – chiosa – il governo è intervenuto in maniera concreta con la legge 43. Prevede che l’autorità giudiziaria possa ordinare a provider di inibire l’accesso ai siti". "La materia – aggiunge Ferri – è delicata perché attiene alle libertà fondamentali. Il legislatore ha il dovere di trovare il punto di equilibrio".