Washington, 18 maggio 2017 - Donald Trump sotto tiro. Dopo le accuse di aver passato informazioni top secret al ministro russo Serghei Lavrov e al suo ambasciatore, adesso spunta una frase choc sui presunti legami tra il presidente Usa e il Cremlino. "Penso che Putin paghi Trump": avrebbe detto infatti nel giugno 2016 (in piena campagna elettorale, ndr) il leader della maggioranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy. A riportare la sorprendente affermazione è, ancora una volta, il Washington Post, che sostiene di aver ascoltato e controllato la registrazione della conversazione in cui fu pronunciata.
L'audio segreto - spiega il quotidiano americano - risale al 15 giugno del 2016 e sarebbe stato registrato subito dopo che i leader della maggioranza repubblicana in Congresso, McCarthy e lo speaker della Camera Paul Ryan, avevano avuto due incontri separati col primo ministro ucraino Vladimir Groysman. Sarebbe stato quest'ultimo a descrivere la tattica utilizzata dal Cremlino di finanziare politici populisti per danneggiare e indebolire le istituzioni democratiche in Europa, soprattutto nei Paesi dell'Europa dell'Est. "Ci sono due persone che penso Putin paghi - afferma McCarthy nell'audio - e sono Rohrabacher e Trump". Dana Rorhabacher è una deputata repubblicana della California famosa in Congresso per difendere con fervore le posizioni di Putin e della Russia. La conversazione - come emerge dalla registrazione - fu poi bruscamente interrotta da Ryan, che chiese ai presenti di tacere su quello scambio di battute: "No leaks", si sente dire lo speaker della Camera.
LA SCHEDA Cos'è l'impeachment e come funziona
NOMINATO SUPER PROCURATORE - Intanto il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha nominato l'ex direttore dell'Fbi Robert Mueller 'procuratore speciale' col compito di indagare sul 'Russiagate'. Mueller, garanzia di neutralità, fu direttore dell'Fbi per dodici anni sotto la presidenza di George W. Bush e di Barack Obama, fino al 2013 quando a succedergli è arrivato James Comey.
MUELLER, IL PROCURATORE SPECIALE, MA CON POCA AUTONOMIA
"CACCIA ALLE STREGHE" - Il presidente Trump, dal canto suo, ostenta tranquillità sulla prospettiva di una indagine del dipartimento di Giustizia. "L'indagine approfondita confermerà quello che già sappiamo, che non c'è stata collusione tra la mia campagna e qualsiasi entità straniera. Non vedo l'ora di concludere rapidamente questa vicenda", ha detto. E più tardi, su Twitter, ha definito il Russiagate "la più grande caccia alle streghe della storia americana".
This is the single greatest witch hunt of a politician in American history!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 18 maggio 2017
NYT: TRUMP SAPEVA - Le rivelazioni dei media americani non finiscono qui. Secondo il New York Times, il tycoon sapeva, prima di diventare presidente, che Michael Flynn, l'ex consigliere per la sicurezza nazionale costretto alle dimissioni perché travolto da Russiagate, era sotto inchiesta. Flynn, lo scorso 4 gennaio, ha personalmente comunicato alla squadra di Trump, guidata dal vice presidente Mike Pence, di essere indagato per aver ricevuto compensi come lobbista per conto della Turchia durante le presidenziali americane: non si era registrato come agente straniero, come previsto dalla legge per gli americani che rappresentano governi di altri Paesi, ma lo ha fatto in modo "retroattivo" solo lo scorso marzo. Ma Trump lo confermò lo stesso consigliere per la sicurezza nazionale, ruolo delicato che garantisce accesso a tutti i segreti delle agenzie di intelligence americane.
Flynn era stato costretto alle dimissioni dopo appena 24 giorni in carica per aver negato, mentendo, di aver discusso di sanzione contro la Russia con l'ambasciatore di Mosca a Washington, Serghei Kislyak, uno degli uomini al centro del Russiagate. Anche, l'ex ministra ad interim della Giustizia, Sally Yates, aveva avvertito Trump sul fatto che Flynn era "vulnerabile". Ma anche lei fu 'fatta fuori' per essersi opposta al bando anti immigrazione da Paesi a maggioranza islamica.
Poi il punto dell'accusa: il 14 febbraio scorso Trump avrebbe chiesto all'ex direttore dell'Fbi, James Comey, di "lasciar correre" su Flynn, sul quale il Bureau stava indagando. Infine lo scorso 9 maggio lo ha licenziato. Quindi l'ex vice di Comey, l'attuale direttore ad interim dell'Fbi, Andrew McCabe, ha ufficialmente confermato durante un'audizione in Congresso l'indagine in corso sulle possibili collusioni tra lo staff di Trump e il Cremlino durante le presidenziali.
COMEY CONVOCATO AL CONGRESSO - La commissione Vigilanza della Camera dei Rappresentati vuole invitare l'ex direttore dell'Fbi, James Comey, a testimoniare in Congresso il prossimo 24 maggio, sul Russiagate.