Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Trump ammette: "Ho condiviso informazioni con la Russia sull'Isis, è un mio diritto"

Secca smentita dal Cremilino: "Totale fesseria". La rivelazione del Washington Post: "Riferite durante la visita del ministro Lavrov". Nyt: "Trump ha chiesto a Comey di insabbiare indagine su Flynn"

La visita del ministro russo Lavrov alla Casa Bianca (Afp)

New York, 16 maggio 2017 - Il presidente Usa Donald Trump ha ammesso, in parte, quanto scritto dal Washington Post, che lo accusava di aver rivelato informazioni top secret alla Russia. "Come presidente volevo condividere con la Russia (durante un incontro alla Casa Bianca programmato pubblicamente), cosa che ho il diritto assoluto di fare, fatti relativi al terrorismo e alla sicurezza del volo aereo. Ragioni umanitarie, inoltre voglio che la Russia rafforzi notevolmente la sua lotta contro l'Isis e il terrorismo", ha scritto Trump in un tweet. 

Secca smentita invece arriva dal Cremlino. "Non ci compete, non vogliamo avere niente a che fare con questa fesseria", dice il portavoce Dmitri Peskov.

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"È una completa fesseria - aggiunge Peskov -, qualcosa che non si può né confermare né smentire".

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Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, H.R. McMaster, in un briefing con la stampa alla Casa Bianca ha detto che la conversazione di Trump nello studio ovale è stata "totalmente appropriata". McMaster non ha smentito il passaggio di informazioni ma si è limitato ad osservare che le regole sono state rispettate e non sono state rivelate le fonti dell'informazioni, 007 stranieri. Per McMaster la conversazione è stata "corretta".

Riguardo alla fonte delle informazioni, l'elemento su cui si basa l'accusa di Wp, McMaster ha spiegato che neanche volendo il presidente avrebbe potuto dare particolari ai russi perché neanche lui era a conoscenza della sua identità o origine. Trump non era stato informato di questi particolari.

Sul caso ci vogliono vedere chiaro i membri della commissione Intelligence del Senato che hanno convocato nella notte il direttore della Cia, Mike Pompeo, a Washington. Il leader democratico al Senato Charles Schumer ha detto che Trump deve rendere disponibili al Congresso le trascrizioni complete e non riviste del suo incontro con i russi.

Invece secondo il New York Times le informazioni classificate condivise da Trump con la Russia sono state fornite da Israele, uno degli alleati più stretti e importanti degli Stati Uniti. Trump vi farà visita la prossima settimana.

Un articolo del quotidiano israeliano Yedioth Ahronot del 12 gennaio raccontava del contatto, qualche giorno prima che Donald Trump si insediasse alla Casa Bianca, tra intelligence quando quella americana aveva chiesto a quella israeliana di non condividere informazioni sensibili con la futura amministrazione americana finché non fossero stati chiariti i rapporti tra l'allora presidente eletto e la Russia. 

L'ACCUSA - L'accusa del Washington Post, sull'incontro alla Casa Bianca dello scorso 10 maggio, è pesante: il presidente americano "ha rivelato informazioni altamente classificate" al ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov e all'ambasciatore di Mosca, Serghei Kislyak. Il presidente avrebbe così rischiato di "compromettere una fonte di intelligence cruciale sullo Stato Islamico".

L'informazione, secondo il quotidiano statunitense, riguardava una minaccia di attentati dell’Isis attraverso computer portatili sugli aerei ed era stata fornita da un partner americano attraverso un accordo per la condivisione dell'intelligence considerato così delicato che i dettagli non erano stati resi noti agli alleati ed erano stati tenuti altamente riservati anche all'interno del governo Usa. Il partner inoltre non aveva dato il permesso per condividere il materiale con la Russia. 

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Sempre secondo il Wp, nel rivelare l'informazione, Trump non ha reso noto il metodo con cui è stata ottenuta, ma ha descritto come l'Isis stia perseguendo elementi di un piano specifico e quanti danni potrebbe provocare un tale attacco sotto varie circostanze. Ma la cosa più allarmante è che ha svelato la città nel territorio dell'Isis dove il partner Usa ha individuato la minaccia. Dato che potrebbe aiutare Mosca a identificare la fonte di intelligence.

Dopo la rivelazione, dirigenti della Casa Bianca avrebbero preso misure per contenere il danno, chiamando la Cia e la Nsa. Ma un dirigente Usa ha spiegato che la terminologia usata dalle agenzie di intelligence americane è quella che indica il livello più alto di segretezza. E ha aggiunto che Trump "ha rivelato più informazioni all'ambasciatore russo di quante abbiamo condiviso con i nostri alleati". 

La Casa Bianca si era comunque affrettata a smentire quanto affermato dal Wp. "L'articolo è falso", aveva detto il consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente, H.R. McMaster. "Ero lì, non è successo". E il Wp aveva replicato sottolineando che la Casa Bianca "finora non ha citato nulla di specifico che sia falso". E precisando: "l'articolo afferma chiaramente solo che Trump ha discusso un piano dell'Isis e la città dove è stato scoperto da un partner che raccoglie informazioni di intelligence. I dirigenti sono preoccupati che questa informazione possa portare alla scoperta dei metodi e delle fonti coinvolte, ma non ha detto che Trump le ha discusse". 

Secondo Mike McFaul, ex ambasciatore Usa in Russia durante l'amministrazione Obama, interpellato dalla rete tv Msnbc: "Sembra che il presidente abbia voluto vantarsi di ciò che sapeva forse per creare una sorta di base per una cooperazione con i russi nella lotta all'Isis, lotta alla quale peraltro il governo russo non ha mai voluto partecipare in Siria".

E riflettendo sulla fonte dello scoop del Washington Post, McFaul ha affermato: "La cosa per me più scioccante di questa vicenda è che evidentemente qualcuno nel circolo ristretto del presidente è talmente allarmato da aver voluto far sapere ciò che è successo".

Intanto fonti ufficiali europee hanno riferito all'Ap che i Paesi dell'Ue potrebbero smettere di condividere informazioni di intelligence con gli Stati Uniti se fosse vero che Donald Trump avesse condiviso informazioni segrete con la Russia.

NYT: TRUMP CHIESE A COMEY DI NON INDAGARE SU FLYNN - Donald Trump chiese al direttore dell'Fbi, James Comey, di chiudere le indagini su Michael Flynn, il consigliere alla sicurezza nazionale travolto dal Russiagate. L'indiscrezione del New York Times viene tempestivamente smentita dalla Casa Bianca. Ma il rumor è una nuova grana per l'amministrazione, già alle prese con la condivisione di informazioni classificate con la Russia. A differenza del caso russo, però, se l'indiscrezione del New York Times fosse confermata si tratterebbe di una 'prova evidente' del fatto che il presidente abbia cercato di esercitare la sua influenza sul Dipartimento di Giustizia e sull'Fbi. Si tratterebbe di tentata ostruzione alla giustizia, e soprattutto darebbe una spiegazione al licenziamento repentino di Comey. La richiesta di Trump è stata documentata da Comey dopo l'incontro faccia a faccia con il direttore dell'Fbi nello Studio Ovale, riporta il New York Times. 

IL VIAGGIO  - Donald Trump intanto sta facendo i bagagli per la lunga trasferta all'estero che lo porterà prima a Riad, dove, il portavoce ha fatto, sapere terrà un discorso sull'Islam e la pace. Poi sarà in Israele e nei Territori palestinesi. A seguire andrà a Bruxelles per il vertice Nato e infine a Taormina per il G7.

ERDOGAN - Tra una polemica e l'altra oggi il presidente ha ricevuto anche il capo di stato turco Recep Tayyip Erdogan. Per i due leader si tratta del primo faccia a faccia, che cade in un momento di tensione nelle relazioni fra i due paesi dopo che Trump ha dato il via libera alla fornitura diretta di armi ai curdi.  

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