Londra, 13 aprile 2017 - IL PICCOLO Charlie «deve essere lasciato morire con dignità». Con queste parole un giudice dell’Alta corte di Londra ha dato ragione ai medici del Great Ormond Street Hospital, centro pediatrico nella capitale britannica, che chiedono di staccare la spina al neonato di otto mesi perché affetto da una grave e rara malattia giudicata incurabile.
UNA SENTENZA drammatica ha lasciato sconvolti i genitori del bimbo, Connie Yates e Chris Gard, che avevano lanciato una campagna di solidarietà affermando che fosse possibile ancora salvarlo dalla sindrome di deperimento mitocondriale grazie a un trattamento sperimentale negli Stati Uniti. Ma i due non demordono e lanciano un appello contro la decisione. Era anche stata raggiunta, grazie a una colletta che ha coinvolto decine di migliaia di persone, la somma per finanziare la costosa terapia oltreoceano: 1,2 milioni di sterline. Ma tutto questo non è servito a convincere il giudice. Il legale della famiglia, Laura Hobey-Hamsher, ha affermato che non si capisce perché non sia stata offerta a Charlie «almeno» la possibilità del trattamento negli Usa. «La loro priorità immediata è stare vicino al bimbo», ha aggiunto. I Gard non hanno però perso le speranze e poco dopo è stato annunciato che ricorreranno alla Corte d’appello e che il piccolo sarà tenuto in vita nelle prossime settimane, fino alla sentenza definitiva. Non è stato facile, ha ammesso lo stesso giudice, arrivare alla decisione. «L’ho fatto con il cuore pesante – ha sottolineato – ma con la convinzione che questo sia nel migliore interesse del bambino».
PER I PEDIATRI che seguono Charlie non ha più senso tenerlo in vita artificialmente ma è necessario passare a un trattamento palliativo riducendo al minimo la sua sofferenza. Nel corso del processo erano stati raccolti i pareri di medici internazionali e tutti erano d’accordo sul fatto che la qualità della vita in queste condizioni sarebbe troppo bassa. La terapia sperimentale negli Usa, inoltre, non offrirebbe garanzie di successo. Il caso però è destinato a far discutere ancor di più se si pensa che una vicenda molto simile in Francia ha avuto (per ora) un esito completamente diverso.