Lunedì 18 Novembre 2024

Migranti, proteste contro l'Italia in Libia. Calpestato il tricolore

Il vice di Sarraj: stop alla missione. Fonti Farnesina: "Le parole di Mejbari non minano la cooperazione". Medici senza Frontiere: continuiamo con i soccorsi, ma se ci chiedono di fermarci andiamo altrove

Libia, protesta contro gli italiani

Libia, protesta contro gli italiani

Milano, 4 agosto 2017 - E' ancora caos migranti. In Libia sale la tensione dopo la decisione di inviare navi italiane. Per il vice presidente del Consiglio presidenziale della Libia, Fathi al-Mujbari, la decisione di Fayez al-Sarraj di autorizzare la missione navale dell'Italia in acque libiche non rappresenta né riflette la volontà presidenziale e del governo di unità. Secondo il politico, citato dall'emittente Libya's Channel, gli accordi bilaterali non consentono questo tipo di intervento. Al-Mujbari chiede quindi lo stop immediato di quella che definisce una violazione della sovranità libica, invocando il rispetto dei trattati internazionali e degli accordi tra i due Paesi. E nel tutti contro tutti, montano anche le proteste anti italiani (LE IMMAGINI ESCLUSIVE).

Le parole di Fathi Mejbari, vice presidente del consiglio presidenziale libico, circa l'asserita violazione della sovranità libica da parte dell'Italia "rientrano nella dinamica di un dibattito interno libico - che l'Italia rispetta pienamente - e non inficiano in alcun modo il rapporto di cooperazione tra i due Paesi", riferiscono fonti vicine alla Farnesina. Questo rapporto di cooperazione è "mirato a potenziare la lotta contro i trafficanti di esseri umani e a rafforzare la sovranità libica, il tutto all'interno di una cornice giuridica certa".

Intanto, le navi di Medici senza Frontiere Vos Prudence e Aquarius "proseguono con i salvataggi in mare e i trasbordi chiesti dalla Guardia costiera di Roma e in totale coordinamento con loro": lo dice all'Ansa Loris De Filippi, presidente di Msf Italia, organizzazione medico-umanitaria che non ha firmato il Codice di condotta per le ong che fanno salvataggi nel Mediterraneo predisposto dal Governo italiano. Codice che prevede che chi non aderisce non possa proseguire nei soccorsi. "Finora non abbiamo avuto nessuna comunicazione - precisa - ma se ci dicono di fermarci, andremo altrove". Premesso che "rispetto alla legge marittima non siamo in contraddizione", De Filippi ammette che invece "rispetto al Codice siamo fuori dal cosiddetto sistema, ma continuiamo a portare soccorso attendendo chiarimenti da Viminale e Guardia costiera. Sarebbe gravissimo mancare al nostro dovere. Ma non c'è alcun atteggiamento di sfida rispetto alle istituzioni, tutt'altro". Dal 31 luglio, quando ha rifiutato di firmare il Codice, Msf ha soccorso 144 persone.