Roma, 9 dicembre 2017 - E' salito a quattro il bilancio dei morti palestinesi negli scontri scoppiati dopo l'annuncio del presidente Usa Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. Due palestinesi sono stati uccisi nel raid dell'aviazione dello stato ebraico sulle posizioni militari di Hamas nella Striscia di Gaza, in risposta ai missili lanciati dall'enclave palestinese nel sud di Israele. Secondo fonti mediche di Gaza, citate dall'agenzia Maan, i due morti nelle incursioni aeree israeliane, sono due "combattenti della resistenza palestinese". Il ministero della Salute palestinese ha confermato le due vittime: "Sabato mattina le squadre di soccorso hanno trovato i corpi di due palestinesi morti negli attacchi aerei israeliani la scorsa notte nella parte nord della Striscia di Gaza", ha detto il portavoce del ministero della Sanità, Ashraf Al Qedra. Le vittime si aggiungono ai due palestinesi morti ieri nei violenti scontri con l'esercito israeliano nei pressi della barriera difensiva tra Israele e Gaza.
CENTINAIA DI FERITI - Per tutta la giornata di ieri i Territori palestinesi, da Betlemme a Gaza, e la stessa Gerusalemme sono stati teatro di scontri violentissimi. Il bilancio complessivo conta oltre 750 feriti. Oggi nuove proteste sono in corso a Bet El, a nord di Ramallah, tra manifestanti palestinesi che lanciano pietre e agenti di polizia israeliana che rispondono con lacrimogeni e granate assordanti. Si registrano incidenti, secondo siti palestinesi, anche ad Hebron, e a Betlemme. A Gerusalemme est la polizia israeliana ha usato anche agenti a cavallo per disperdere le manifestazioni di protesta. Decine di giovani palestinesi hanno lanciato pietre ed altri oggetti contro gli agenti e hanno improvvisato barricate. Quattro agenti sono rimasti feriti, in maniera non grave. La polizia ha compiuto 13 arresti. Secondo le stime della Mezzaluna Rossa diffuse dai media negli scontri di oggi a Gerusalemme, in Cisgiordania e a Gaza sono rimasti feriti complessivamente 80 palestinesi. A Gaza i feriti sono stati 20: per lo più dimostranti colpiti a ridosso dei reticolati di confine da proiettili rivestiti di gomma sparati da militari israeliani. In Cisgiordania e a Gerusalemme est si sono avuti altri 60 feriti: 13 di questi sono stati colpiti da proiettili veri o rivestiti di gomma, 36 sono stati intossicati da gas lacrimogeni.
ABU MAZEN NON INCONTRERA' PENCE - Alle violenze sul terreno si accompagna una situazione politico-diplomatica tesissima: il presidente palestinese Abu Mazen ha fatto sapere che non incontrerà il vicepresidente Usa Mike Pence nel corso del viaggio di quest'ultimo in Medio Oriente. Lo ha confermato il consigliere diplomatico di Abu Mazen, Majdi Khaldi, affermando che "gli Usa hanno superato le linee rosse" su Gerusalemme. Anche il papa copto Tawadros II non incontrerà Pence: lo ha reso noto la Chiesa cristiana copta egiziana in un comunicato, nel quale si afferma che la decisione del presidente Donald Trump su Gerusalemme "non ha preso in considerazione i sentimenti di milioni di arabi".
ONU - Intanto in una conferenza stampa al Cairo il ministro degli Esteri palestinese Riad al-Maliki ha dicharato: "La riunione della Lega Araba stasera chiederà alle Nazioni Unite di adottare una risoluzione che respinga la decisione di Trump" su Gerusalemme. Il riconoscimento da parte di Trump di Gerusalemme quale capitale d'Israele "toglie agli Stati Uniti la qualità di mediatore del processo di pace e lo priva del suo ruolo nel quartetto", ha detto fra l'altro il ministro. Proprio ieri con una dichiarazione congiunta all'Onu Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia hanno condannato la mossa di Trump: "Siamo in disaccordo", hanno chiarito con una scelta che "non è in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e non è di aiuto alla prospettiva per la pace nella regione".
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L'APPELLO DI TRUMP - Ieri in tarda serata è arrivato l'appello di Trump alla "calma e moderazione". "Il presidente Donald Trump - ha detto ai giornalisti il vice portavoce della Casa Bianca, Raj Shahha - ha invitato alla calma e alla moderazione e speriamo che le voci a favore della tolleranza prevalgano sui fomentatori d'odio. Il presidente rimane impegnato per il raggiungimento di una pace duratura tra israeliani e palestinesi". Ma ha chiarito: "Pensiamo che la decisione di riconoscere la realtà di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele sia la decisione giusta".