Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Gerusalemme, Macron a Netanyahu: "Decisione di Trump pericolo per la pace"

Il presidente francese chiede al premier israeliano di congelare le colonie. Accoltellato giovane israeliano nella Città Santa. Scontri a Beirut e Rabat

Emmanuel Macron con Benjamin Netanyahu all'Eliseo (Ansa)

Emmanuel Macron con Benjamin Netanyahu all'Eliseo (Ansa)

Gerusalemme, 10 dicembre 2017 - Mentre tra palestinesi e israeliani continuano gli scontri iniziati dopo l'annuncio del presidente Usa Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele, il presidente francese Emmanuel Macron tenta di fare da mediatore e accoglie all'Eliseo Benjamin Netanyahu.

"Gerusalemme è la capitale di Israele da 3mila anni", sottolinea il premier israeliano, aggiungendo:  "Potete leggerlo in un ottimo libro: è chiamato Bibbia" e chiarendo che "quando i palestinesi avranno accettato questa realtà, potremo avanzare verso la pace". Aspra anche la polemica con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che, parlando a una folla, ha definito Israele uno "stato terrorista" e "uccisore di bambini". Netanyahu, al fianco di Macron, rispondendo a una domanda dei giornalisti, ha risposto per le rime al leader di Ankara: "Io non ho lezioni di moralità da ricevere da un leader che bombarda dei villaggi curdi in Turchia, che imprigiona i giornalisti, che aiuta l'Iran ad aggirare le sanzioni internazionali e aiuta i terroristi, in particolare a Gaza".

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Ma il presidente francese resta sulla sua posizione e ripete che "la decisione di Trump è un pericolo per la pace", chiedendo a Netanyahu "un gesto di coraggio per i palestinesi: Israele congeli le colonie".

Per Macron il moltiplicarsi di iniziative "non è utile" al momento, ma il presidente francese assicura la disponibilità e l'impegno della Francia per "la costruzione della pace".  Macron ha comunque ribadito la sua "contrarietà" alla decisione del presidente Donald Trump e ha ribadito che "l'unica soluzione" è quella che prevede "2 Stati vicini".

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L'INTIFADA - L'intifada per Gerusalemme arriva nel cuore della Città Santa: un 25enne israeliano che prestava servizio come guardia di sicurezza a una stazione di bus è stato accoltellato al petto da un palestinese 24enne, poi arrestato dalla polizia. Il giovane è grave. Nel quinto giorno di proteste contro il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Usa, si aggrava il bilancio delle violenze, arrivato a quattro palestinesi morti e 1250 feriti, e gli scontri si estendono ai Paesi della regione.

Sempre oggi le forze israeliane hanno scoperto e distrutto un nuovo tunnel militare di Hamas che da Khan Younis (centro della Striscia) si inoltrava per 200 metri in territorio ebraico e da cui potevano essere lanciati attacchi terroristici.

SCONTRI A BEIRUT - Le forze di sicurezza libanesi hanno fatto uso di gas lacrimogeni e di cannoni ad acqua contro una manifestazione vicino all'Ambasciata Usa. Diverse centinaia di manifestanti filopalestinesi si sono riuniti vicino alla sede diplomatica americana nella località di Awkar, nella parte nord della capitale Beirut. La polizia ha impedito loro di raggiungere il complesso lanciando lacrimogeni e usato i cannoni ad acqua. Un fotografo della France Presse è rimasto ferito da una pallottola di gomma sparata da un membro delle forze di sicurezza. La polizia ha arrestato dei manifestanti, ma non ha precisato quanti. Ci sono stati diversi feriti.

CORTEO A RABAT - Intanto oggi decine di migliaia di persone hanno manifestato a Rabat, la capitale del Marocco, contro la decisione del presidente Usa. E' probabilmente della manifestazione più grande tra quelle celebrate negli ultimi giorni nel mondo arabo. Il corteo era stato convocato da due ong palestinesi, ma vi hanno aderito anche tutti i partiti politici rappresentati in Parlamento, nonché l'organizzazione islamica 'Al-Adl wa l-Ihsan', cioè 'Giustizia e spiritualità', illegale ma tollerata, che ha portato il maggior numero di partecipanti.

image L'ONU -  La decisione di Donald Trump su Gerusalemme può compromettere definitivamente gli sforzi per la pace tra israeliani e palestinesi, afferma il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, in un'intervista alla Cnn. Al contrario l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley sostiene: "La decisione di trasferire l'ambasciata Usa a Gerusalemme farà fare dei passi in avanti al processo di pace". Hailey, che sembra non dar peso alle violenze esplose dopo l'annuncio fatto dal presidente Donald Trump, ha quindi ribadito che la decisione di Trump non è stata altro che il riconoscimento di una situazione di fatto.

image VERTICE AL CAIRO - Il presidente palestinese Abu Mazen è partito "improvvisamente" per il Cairo dopo la telefonata avuta con il suo omologo egiziano Al Sisi. Lo riporta l'agenzia Maan aggiungendo che la partenza è legata a un vertice a tre da tenersi nelle prossime ore nella capitale egiziana. Secondo Quds net, il terzo partecipante al vertici sarebbe re Abdallah di Giordania.

L'Egitto conferma: al Sisi incontrerà domani il collega palestinese Abu Mazen per discutere della scelta Usa di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Il Cairo "continuerà a proteggere i diritti del popolo palestinese, i suoi luoghi sacri e il "diritto legittimo di stabilire uno Stato indipendente con capitale Gerusalemme est". 

LA GIORDANIA -  Il Parlamento giordano ha votato oggi a favore della revisione del trattato di pace con Israele. La decisione di Trump, infatti, è considerata dai deputati giordani come una violazione dell'accordo di Wadi Arava con Tel Aviv. Un gruppo di parlamentari ha chiesto la revisione dell'accordo di pace sulla base del fatto che la decisione di Washington, uno degli sponsor del trattato siglato nel 1994, ha violato il diritto internazionale, rendendo così il trattato nullo.

Una decisione pesante, perché Amman mantiene un ruolo di custodia sui luoghi santi musulmani a Gerusalemme Est, territorio che era sotto la sovranità giordana quando Israele lo occupò nella guerra dei sei giorni del 1967, e Israele controlla l'accesso e le visite al sito, sotto un patto ratificato negli accordi di pace tra entrambi i paesi nel 1994. L'Egitto e la Giordania sono gli unici paesi arabi che hanno firmato trattati con Israele. 

IL VATICANO - L'esplosione di scontri e tensioni in Medio Oriente è vissuta con forte dolore e preoccupazione in Vaticano, da dove il Papa invita ancora alla "saggezza e prudenza", facendo appello a "scongiurare una nuova spirale di violenza". La Santa Sede chiede con insistenza (l'aveva già fatto Papa Francesco mercoledì scorso) il rispetto dello status quo per la Città Santa di Gerusalemme e auspica la soluzione "a due Stati" per la pace stabile tra israeliani e palestinesi.