Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Catalogna, ultimatum di Rajoy. "Cinque giorni per rettificare su indipendenza"

Il premier spagnolo minaccia l'applicazione dell'articolo 155 che sancirebbe il commissariamento catalano: "Da Puigdemont attacco sleale e pericoloso". I socialisti si schierano al suo fianco

Il premier spagnolo Mariano Rajoy (Ansa)

Madrid, 11 ottobre 2017 - "Vogliamo evitare confusione in Spagna". Così il premier spagnolo Mariano Rajoy ha aperto la sua breve conferenza stampa alla fine dei lavori del consiglio dei ministri straordinario convocato stamattina sulla crisi catalana. Rajoy ha infatto chiesto chiarezza al presidente catalano Carles Puigdemont "sulla dichiarazione d'indipendenza della Catalogna e in merito alla sua entrata in vigore". Parole secche che, di fatto, aprono la strada verso la richiesta al Senato di applicare l'articolo 155 della Costituzione, con cui si può attivare il commissariamento della Catalogna e il conseguente passaggio a Madrid delle competenze della Generalitat. Dal governo spagnolo è arrivato, in serata, un ultimatum di 5 giorni a Puigdemont: entro giovedì, la Catalogna ha tempo per rettificare ed evitare l'applicazione dell'articolo che sancirebbe la fine dell'autonomia per la Regione iberica. 

FOCUS Cosa prevede l'articolo 155 della Costituzione spagnola

LA FERMEZZA DI RAJOY - Intervenendo in Parlamento, nel pomeriggio, il premier spagnolo ha accusato il governo catalano di "un attacco sleale e pericoloso alla Costituzione, all'unità della Spagna e alla convivenza pacifica dei cittadini". E ancora, parlando del referendum: "Il governo autonomo non ha rispettato la legge e le sentenze della Corte". Rajoy ha parlato di "momento grave per la nostra democrazia", sottolineando che "non può esserci mediazione fra la legge democratica e l'illegalità". Poi il punto fermo: "Non si può negoziare in merito al complesso della sovranità dell Spagna e all'indivisibilità della nazione spagnola".

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I SOCIALISTI - Rajoy ha il pieno sostegno anche del Psoe, il principale partito di opposizione. Il segretario socialista Pedro Sanchez ha infatti detto che appoggerà "le misure costituzionali" che prenderà il premier se la risposta di Carles Puigdemont all'ultimatum di Madrid sarà negativa. Sanchez ha anche dichiarato  di avere raggiunto un accordo con il premier per avviare una riforma della costituzione che ridefinisca fra l'altro lo statuto della Catalogna. L'esponente socialista ha spiegato che una commissione sarà formata a breve e lavorerà per sei mesi per poi sottoporre le sue conclusioni al parlamento. 

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Il secessionismo è una roulette russa - di SOFIA VENTURA

INDIPENDENZA SOSPESA - Ieri Puigdemont ha scelto la dichiarazione di indipendenza con immediata sospensione, congelando così l'atto unilaterale che avrebbe dato il via al percorso di secessione dalla Spagna e a cui era obbligato dalla legge sul referendum. L'obiettivo del presidente catalano era apire un dialogo con Madrid, necessario viste le forti frizioni interne alla maggioranza che lo sostiene.

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UE, FRANCIA E GERMANIA - Intanto la Commissione europea, per bocca del vice presidente Valdis Dombrovskis, ha ribadito con forza il suo appello al "pieno rispetto dell'ordine costituzionale spagnolo", invocando "una soluzione"alla crisi aperta dal referendum. La Germania, dal canto suo, ha fatto sapere che "una dichiarazione di indipendenza della Catalogna sarebbe illegale e non sarebbe riconosciuta" da Berlino. Sulla stessa linea anche la Francia, secondo cui "ogni dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte delle autorità catalane sarebbe illegale e non potrebbe in alcun caso essere riconosciuta". 

GENTILONI - "Bisogna sottolineare la necessità di rispettare il quadro costituzionale e le leggi spagnole e l'appello ad evitare escalation ingiustificate e pericolose deve svilupparsi in una cornice e questa cornice è data dalla Costituzione e dal rispetto delle leggi", ha dichiarato il premier italiano Paolo Gentiloni non nascondendo la "preoccupazione" per quanto sta avvendno in Spagna. "Fuori da questa cornice è difficile fare appelli al dialogo", ha concluso il presidente del Consiglio.