Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Attentato Barcellona, gli italiani sopravvissuti: "Vivi per miracolo"

L'Sos di un nostro connazionale: "Sono chiuso in un bar, non so che fine hanno fatto i miei amici. Ero lì in mezzo". Un altro italiano: "Mio figlio non si è reso conto"

Barcellona, ambulanze soccorrono i feriti sulle Ramblas (Ansa)

Barcellona, 17 agosto 2017 - L'incubo terrorismo, dopo l'attacco sulle ramblas di Barcellona, sta nelle parole disperate dei sopravvissuti, che non dimenticheranno facilmente il pericolo scampato e quel furgone killer che li puntava, correndo a zigzag a tutta velocità sulla rambla pedonale. Ecco le testimonianze di alcuni italiani scampati allìattentato.

LE STORIE Il ricercatore bolognese: "Siamo barricati in casa" - Assessore del Modenese: "Fuggita nella cattedrale" - La riminese: "Ho visto l'inferno dal balcone - Barista del Maceratese: "Ho visto il furgone falciare la gente" - Fermo, Cristiano: "La polizia urlava, mi sono messo al riparo" - I fiorentini: "Sotto choc ma salvi"

"Sono vivo per miracolo"

Alessio Stazi, che a Barcellona ci vive e su Facebook scrive: "Sono vivo solo perché non sono riusciti ad ammazzarmi, ma io ero lì nel mezzo, li ho visti, in pochi secondi ho visto uccidere non so quante persone di fronte ai miei occhi. Mi sono ritrovato chiuso in un sottoscala di un negozio e non so neanche come ci sono arrivato, non so dove sono i miei amici e non capisco ancora cosa cazzo sia successo. Amici di Barcellona scrivetemi qui per favore", è l'appello lanciato dallo smartphone.

Il safety check 

Facebook ha subito attivato il 'safety check' per la città di Barcellona dopo l'attentato. Il sistema può essere usato da chi si trova nelle vicinanze di un attacco per fare sapere ad amici e parenti di stare bene e non essere in pericolo. Era stato attivato in passato per diversi attentati terroristici tra cui quelli di Parigi, Londra e Berlino.

"Terribile essere nel mirino"

E Alessio continua, in un secondo post: "È stato terribile. É stato terribile percepire di essere nel mirino, puntato dal camion, é stato terribile vedere persone colpite volare via di fronte a me, é stato terribile scappare via con la paura di essere uccisi. È terribile ora non capire cosa succede, non sapere da dove iniziare a chiamare tutti quelli che conoscono che vivono qui". 

L'italiano se la prende poi con le pattuglie della polizia spagnola che sono presenti sulla Rambla. "Sempre pronte e presenti per una quantità infinita di stronzate: dal pischelletto che va in giro in bici sulla rambla, al turista che beve una bottiglia, quello che tira la cartaccia, al ragazzo di colore che non può vendere un paio di scarpe come se fosse un crimine... e quando si tratta di fermare un camion che investe chiunque non c'è stato un poliziotto che lo ha fermato all'inizio della rambla o abbia sparato un solo colpo prima che iniziasse ad investire gente".

Poi, come un Sos nel web: "Sono chiuso in un bar ad un paio di km dalla rambla, tutto si sta svolgendo a pochi metri da casa mia e per questo non posso tornare a casa e ho poca batteria per rispondere a telefonate e messaggi".

"Vedevo la gente volare in aria"

Saverio, un trentenne italiano, racconta concitato: "Ce lo siamo visto arrivare addosso e ho visto distintamente le persone colpite che saltavano in aria. Una cosa terribile". Lui stava passeggiando sulle Ramblas con la fidanzata e due amici quando il furgone killer ha puntato diritto nella sua direzione.  La sua ragazza, Chiara, era entrata nel negozio Desigual. Saverio e due amici sono rimasti fuori, nella corsia pedonale. "Ho sentito le grida, ho guardato verso la piazza (Plaza de Catalunya) e a circa 80 metri di distanza ho visto il furgone che veniva veloce verso di noi", racconta il giovane, con nella voce ancora tracce dell'emozione terrificante che ha subito un'ora prima. "Immediatamente ho realizzato cosa succedeva: da come conduceva il veicolo era chiarissimo che era tutto voluto". 

Saverio, ricordando come in un flash l'immagine del lungomare di Nizza, si è lanciato con gli amici verso il negozio d'abbigliamento dov'era Chiara: "È stata una frazione di secondo, il tempo di muoversi e il furgone era praticamente già lì, a venti-trenta metri, veniva giù veloce".

"Ne ho visti almeno 15 colpiti"

Da un'altra prospettiva, Carlo, italiano 50enne che lavora in un chiosco di torroni a circa 150 metri da Plaza de Catalunya, racconta al telefono all'Ansa "Eravamo in tre nel chiosco e ho sentito gente che urlava. Quando l'ho visto, il furgone correva nella parte centrale, pedonale della Rambla a tutta velocità, almeno 40-50 chilometri l'ora". "Ho visto gente sbattuta a sinistra e a destra perché correva a zig-zag per cercare di prendere tutto quello che poteva prendere", cercando di investire le persone in fuga.  La sua velocità è stata in parte ridotta - racconta Carlo - dagli urti con almeno due chioschi. "Ma di persone ne ho viste prendere almeno una quindicina". Le persone colpite sono cadute a terra. "Poi, dopo qualche minuto non erano più là", segno che non erano ferite gravemente, "ma ho visto sangue in terra". Carlo ha spiegato di non aver avuto l'istinto di scappare "perché il chiosco è robusto, è fatto di solido cemento. Lì eravamo in tre ed eravamo al sicuro". Però, confessa con voce ancora un pò scossa, "ho avuto una paura terribile".

Paura per mio figlio di due anni Un altro connazionale, Gianluca Marino, un salernitano in vacanza in Spagna con la famiglia, racconta telefonicamente all'Ansa: "Mi trovo in un albergo di fronte al ristorante turco dove sono asserragliati i presunti attentatori. Siamo chiusi in stanza. Non possiamo neanche affacciarci per vedere quello che accade". E continua: "Pochi minuti prima dell'attentato mi trovavo proprio sulla Rambla. Potevo esserci anche io tra quelle persone uccise. Mio figlio di appena 2 anni per fortuna non si è reso conto ancora di nulla".

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