New York, 9 novembre 2016 - "Abbiamo vinto in Congresso molti più seggi del previsto. E molto è merito di Donald Trump", così ha esultato lo speaker della Camera, Paul Ryan, con cui più volte Trump si è scontrato. Insomma i repubblicani ricompattati dietro al nuovo 'commander-in-chief'. E dopo averli avuti contro tutti, dai deputati democratici a quelli del suo stesso partito, da presidente li avrà tutti con sé, e ancora di più visto che porta in dote il Congresso.
Il magante sarà uno dei pochi presidenti Usa con in mano Camera e Senato. Una situazione simile mancava ai repubblicani dalle elezioni del 2004, che segnarono la rielezione del presidente George W. Bush. Trump avrà vita più facile del presidente uscente Barack Obama, che ha dovuto guidare il Paese dialogando con entrambe le camere a maggioranza repubblicana.
La situazione più chiara è quella alla Camera: il partito repubblicano ha perso dei seggi, ma ha mantenuto un'ampia maggioranza. L'attuale Camera è composta da 247 deputati repubblicani e 188 democratici; il risultato finale dovrebbe essere di 240 repubblicani e 195 democratici, con uno spostamento dalla maggioranza alla minoranza di 7 seggi. Il mandato alla Camera dura due anni e la ripartizione dei seggi tra gli Stati è effettuata proporzionalmente in base alla popolazione: la California, per esempio, ne occupa 53; Alaska, Delaware, Montana, North Dakota, South Dakota, Vermont e Wyoming solo uno.
Alla vigilia, i democratici speravano di riconquistare almeno il Senato; anche qui, i repubblicani sono riusciti a mantenere la maggioranza: dagli attuali 54 seggi, il Grand Old Party passerà, a gennaio, a occuparne 52 o 53, nel 115esimo Congresso degli Stati Uniti. Il mandato in Senato dura sei anni e, per questo, ogni due anni si rinnova solo un terzo dei senatori: quest'anno in gioco c'erano 24 seggi occupati dai repubblicani e dieci dai democratici; in Senato, siedono due rappresentanti per ogni Stato.
Altro vantaggio sui suoi predecessori saranno le conseguenze per la Corte suprema. Il miliardario presidente dovrebbe infatti nominare non troppo tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca il nono giudice, quello che dovrà rimpiazzare Antonin Scalia, morto lo scorso febbraio. Quindi Merrick Garland, il giudice scelto da Barack Obama e bloccato dal Congresso, non ha possibilità.
Donald Trump con Congresso e Corte suprema dalla sua potrà agire indisturbato. L'arrivo di un giudice conservatore farà pendere la Corte suprema verso di sé, e temi fondamentali come la riforma sanitaria e la legge sull'immigrazione di Obama, sono destinate a scomparire.
Il problema si aggrava per i democratici nel lungo termine. Infatti tre giudici non molto giovani nei prossimi anni potrebbero essere sostituiti: sono i liberal Ruth Bader Ginsburg e Stephen G. Breyer, di 83 e 78 anni, rispettivamente. E il conservatore moderato Anthony M. Kennedy, 80 anni. Con loro la Corte suprema continuerà a difendere sociali come il diritto all'aborto, i diritti dei gay, ad esempio. Ma le cose sono destinate a spostarsi a destra.