Roma, 11 marzo 2017 - Al ministero dell’Economia la meritocrazia si traduce per i grand commis in premi di risultato distribuiti a pioggia e uguali per tutti o quasi. Di sicuro, tutti i dirigenti di seconda fascia hanno la stessa retribuzione di risultato. Ma quel che sorprende è che anche tutti e quattro i capi dipartimento abbiano lo stesso stipendio da 240 mila euro tondi. Mentre i dirigenti generali si portano a casa anche loro compensi legati alle performance sostanzialmente della stessa entità a parità di livello. Insomma, altro che verifica e valutazione degli obiettivi assegnati: al Mef regna il massimo del livellamento retributivo anche ai gradi più alti. Il viaggio nella «trasparenza» delle Pubbliche amministrazioni, dunque, fa tappa, dopo Inps e Inail, in via Venti Settembre. E sul sito del più importante dei ministeri si può subito riscontrare che le tabelle sulle retribuzioni dei dirigenti risalgono al 2015. Per il 2016, al momento, nessun aggiornamento. Non solo. A scorrere i dati, manca il totale per ciascun nome (poco male, ma si deve comunque fare la somma). I nodi più rilevanti, però, riguardano gli stessi numeri. I circa 520 dirigenti di seconda fascia si posizionano su tre classi di stipendi lordi annui, tra i 72.873, gli 87.520 e i 93.807. Ma quel che emerge in maniera plateale è che tutti e 520 ottengono un premio di risultato di 8.361,93 euro. Uguale fino all’ultimo centesimo. Valecomunque la pena di sottolineare come un dirigente di seconda fascia del Mef percepisca dai 20 ai 50 mila euro in meno di un dirigente di pari livello dell’Inps. Né il divario è compensato da qualche incarico aggiuntivo che eventualmente riguarda pochi soggetti e, salvo casi eccezionali, poche migliaia di euro. I circa 53 dirigenti generali, invece, oscillano tra i 155 mila euro circa e i 190 mila euro l’anno, ma anche per questa categoria i premi di risultato appaiono allineati e tutti uguali secondo tre livelli: a quota 17.081,88, a quota 23.367,95 e a quota 29.654,02 euro. In testa alla classifica della categoria, in ogni caso, Ines Russo con 196 mila euro, seguita da Maria Laura Prislei, a 191 mila, Pier Paolo Italia, Carmine Di Nuzzo, Valeria Vaccaro e Gianfranco Tanzi, a 188 mila. E ancora: Roco Aprile, Salvatore Bilardo, Alessandra Dal Verme a 187 mila. A 10 mila euro in meno troviamo anche l’ex ministro Fabrizio Barca, rientrato come dirigente generale. Certo è che anche in questo ambito siamo sotto di 50 mila euro rispetto ai pari grado dell’Inps. Ma veniamo ai capi dipartimento del Mef. Parliamo, in sostanza, del Direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, del Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, del Direttore generale delle Finanze, Fabrizia La Pecorella e del Capo del Dipartimento dell’Organizzazione e del personale, Luigi Ferarra. Ebbene, tutti e quattro guadagnano la cifra di 240 mila euro l’anno, esattamente pari al tetto massimo introdotto per tutti i manager pubblici nel 2014. Vale la pena rammentare come si tratti della stessa cifra (più o meno 200 euro in meno) che portano a casa oltre la metà dei direttori centrali Inps. Ma, per rendere l’idea, stiamo parlando, per Via Settembre, degli incarichi ricoperti in passato da Mario Draghi o Vittorio Grilli, da Andrea Monorchio e Mario Canzio. Degli incarichi, insomma, dai quali dipendono le gestioni del debito pubblico italiano, del bilancio dello Stato, delle privatizzazioni o delle partecipazioni in Gruppi come l’Eni, l’Enel, Finmeccanica. Incarichi, comunque, che fino a qualche anno fa erano remunerati con cifre che raggiungevano i 560 mila euro, come per il predecessore dell’attuale Ragioniere generale dello Stato.
EconomiaBonus ai dirigenti del Tesoro: premi ricchi e uguali per tutti