Mercoledì 17 Luglio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Statali, assenteisti nel mirino. Per un furbo paga tutto l'ufficio

Contratto, previsti anche bonus a salari bassi e welfare

Il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia (Lapresse)

Il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia (Lapresse)

Roma, 19 dicembre 2017 - Alla vigilia della stretta pre-natalizia per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici (da domani il round finale, anche con una non-stop) spunta la clausola bonus-malus di squadra contro il rischio assenteismo: in pratica, l’eccesso di assenze di alcuni lavoratori di un ufficio finirà per premiare o penalizzare, sotto il profilo dei compensi di risultato, tutti i componenti della struttura. Una regola che non mancherà di far discutere, ma che è, per il momento, scritta nero su bianco nell’ultima bozza del possibile accordo. Bozza nella quale compaiono, come novità dell’ultima ora, anche una sorta di retribuzione aggiuntiva ad hoc per i salari più bassi e il welfare aziendale di ultima generazione tipico delle imprese private: dalle polizze sanitarie ai buoni-libro per i figli. Dunque, il nuovo contratto di lavoro per gli statali prende sempre più forma. In ballo non c’è solo lo scatto medio di 85 euro mensili ma anche un set di regole diverso rispetto al passato, in linea con la riforma Madia e le innovazioni già sperimentate in campo privato, metalmeccanici in primis. Innanzitutto vengono rafforzate le misure anti-assenteisti. Con «correttivi» e «significative riduzioni delle risorse» a titolo di premio non solo per il singolo, ma per tutto l’ufficio.    Misure per «disincentivare elevati tassi di assenza». Con un organismo formato sia da rappresentanti dell’amministrazione sia del sindacato, a proporre le contromosse in caso «siano rilevate assenze medie» sopra i tassi di riferimento, o «siano osservate concentrazioni» in date particolari, in cui occorre garantire una continuità di servizio (l’ispirazione arriva dal Capodanno dei vigili urbani della Capitale).   Le sigle del pubblico impiego, però, insistono da tempo per avere più spazio, con format di partecipazione. Le rappresentanze sindacali non saranno più solo informate delle decisioni prese dai dirigenti ma potranno chiedere un confronto, seppure entro certi limiti. Il dialogo potrà riguardare anche l’orario di lavoro, la mobilità, gli incarichi e i sistemi di valutazione. Di certo, si legge nel testo, occorre prevedere delle «significative riduzioni delle risorse» a titolo di premio collettivo. A proposito di merito, le maggiorazioni di stipendio saranno «differenziate»: saltano le cosiddette gabbie della legge Brunetta ma resta l’indicazione per dare di più ai migliori. L’ipotesi è elargire i plus a una quota che non superi il 30% del personale. Allo stesso tempo si prova ad accorciare la forbice tra i più ricchi e i più poveri. Spunta così un «elemento perequativo mensile», una misura compensativa, in modo da garantire il completo salvataggio del bonus degli 80 euro e il riscatto di anni di blocco contrattuale.