Domenica 5 Gennaio 2025
DONATELLA MILIANI
Economia

Cucinelli, l'apostolo del cachemire. "L'Italia rinasce, siamo alla svolta"

Bonus e premi ai dipendenti, una quotazione in Borsa che in 12 mesi ha regalato soddisfazioni agli azionisti, fatturati di 414 milioni di euro. Per Brunello Cucinelli il momento d'oro continua. Ora vuole lanciare un grande progetto digitale

Brunello Cucinelli con moglie e figlie davanti alla sede di Borsa Italiana

Perugia, 22 giugno 2016 - È stato il paladino della dignità del lavoro dell’operaio. Ma è stato anche il primo a promuovere benefit per la cultura tra i suoi dipendenti (1.400 di cui 900 nel borgo umbro sede dell’ azienda): un fondo di 500 euro per i single e 1000 euro per chi ha famiglia. «Una scelta – dice Brunello Cucinelli da Solomeo – che contribuisce all’evoluzione dell’artigiano: perché la creatività è dove c’è bellezza. E oggi anche i lavoratori tendono a preferire tempo, cultura e flessibilità a soldi e carriera». Un gruppo quotato in Borsa (ricavi netti nel 2015 pari a 414,2 milioni di euro), cresciuto nel rispetto di certi principi. Tant’è che agli analisti americani che di recente gli facevano notare l’andamento leggermente inferiore rispetto alle griffe di pari livello, complici le sue scelte imprenditoriali ’umanistiche’, ha risposto di «voler crescere sì ma in modo garbato. Profitti, of course, ma nel rispetto della dignità umana».

A partire da gennaio 2017 darà vita a un mega progetto digitale in cui ha investito un centinaio di milioni di euro: «Ci occuperemo – spiega – di tutto ciò che è e-commerce da Solomeo». Per sgombrare il campo da ogni equivoco precisa: «Saremo artigiani-umanisti del web. Ci muoveremo cioè con la stessa strategia di impresa con cui abbiamo operato finora».

Etica nel web?

«Esatto. Al rumore e alla ridondanza informatica, risponderemo con la cultura della trasparenza. Affermare il falso su internet sarebbe controproducente, quello che entra nel circuito è per sempre, o quasi. Ho incontrato recentemente dei giovani della Silicon Valley ai quali ho detto che secondo me è arrivato il momento di umanizzare la rete. So che si sono messi già al lavoro per questo. Ormai la gente si informa, è emerso anche dall’ultima convention del Financial Times a San Francisco alla quale sono stato chiamato a partecipare. Prima di comprare sa quasi tutto sul dove e come è stato prodotto quel capo. Se nel produrlo si è creato qualche danno all’ambiente o agli animali. Insomma, è in atto un grande cambiamento culturale che collima con il declino del consumismo. Bisogna tornare a usare le cose anzichè consumarle come diceva Epicuro».

Veniamo alla moda italiana. Gode di buona salute?

«E’ in forma, però è necessario tornare a restituire il giusto valore alla parola ‘lusso’».

Si spieghi meglio.

«C’é una netta distinzione tra ciò che è sempre stato lusso e ciò che è sempre stato un prodotto industriale molto distribuito. Da un lato c’è il capo di alta manualità, artigianalità, costoso, riconoscibile: l’azienda lo realizza, organizza e progetta in Italia. Dall’altra c’é un prodotto industriale a più basso prezzo, molto distribuito, con imprese che progettano magari in Italia ma producono all’estero. Vanno entrambi bene, ma è chiaro che da noi il mondo si aspetta soprattutto prodotti di prima fascia, l’high style assoluto».

Come è andata a Pitti e a Milano?

«Benissimo. E’ la formula migliore: prima i tre giorni a Pitti con grandi spazi aperti e decine e decine di migliaia di persone che arrivano, guardano, osservano, ordinano. Quindi Milano, sulle passerelle dove sfilano i grandi stilisti. Direi che è la ‘Fashion week’ della moda maschile più bella in assoluto».

E l’Italia come sta?

«Siamo in un momento di grande svolta, secondo me molto interessante. Io sono quotato in borsa, ogni due mesi mi reco all’estero per incontrare analisti e investitori e noto che negli ultimi due anni siamo tornati a essere un Paese credibile, Non c’è più il ‘rischio Paese’. Siamo in una sorta di rinascita, etica, spirituale e anche economica. La gente è tornata a progettare, immaginare e pianificare. Il mondo ci guarda con interesse, nella fascia manifatturiera alta siamo i primi nel mondo».

E’ favorevole alla candidatura italiana per le Olimpiadi? Tanta immagine ma poi, i bilanci sono sempre onerosi.

«Io sono molto favorevole alla candidatura. Di gestione dei bilanci non dico, non spetta a me. Certo, dobbiamo tornare ad avere rispetto per lo Stato, le leggi, le regole. E non è un problema solo della politica, è l’essere umano che deve ritrovare la sua dignità».

Cina e Russia, Paesi e mercati che lei conosce bene. Diversi ma entrambi importanti.

«Sì, come anche gli Stati Uniti e l’Europa. Sulla Cina non sono d’accordo con chi dice che si è ‘normalizzata’ nella crescita. Questo è il secolo che sarà governato dalla Cina, così come il precedente lo è stato dall’America e quello prima ancora dall’Europa. Sarà il mercato più importante del mondo per l’umanità nei secoli a venire. Parliamo di 2 miliardi e mezzo di persone. Oggi solo 120 milioni di cinesi hanno un passaporto».

E la Russia di Putin?

«E’ sempre un Paese che vuole prodotti speciali, altissimi. Ora ha delle sue regole più limitative dovute alle sanzioni, ma anche questo fa parte della storia dell’umanità».

Come gli inglesi e la Brexit.

«Sono convinto che l’Inghilterra, che tra l’altro ha sempre avuto una vita sua anche quando non ha scelto l’euro, resterà dov’è. Non sono preoccupato. Sono un grande ammiratore della storia dell’umanità, per questo ripeto che stiamo vivendo un momento di rinascita. Il mondo va verso un declino della violenza. Dobbiamo tornare a discutere la normalità della vita. E’ la cattiva quotidianità che uccide l’essere umano: il poco tempo dedicato all’anima e allo spirito. Noi lavoriamo troppo. Per questo dico ai miei dipendenti che si è operativi fino alle 17. Poi si stacca ogni connessione fino alle 8 del mattino seguente».