Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Davigo: "La classe dirigente che delinque fa più danni dei ladri"

Il presidente dell'Anm rincara la dose e da Pisa attacca: "Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti". Critico Legnini (Csm): "Così si alimenta il conflitto con le istituzioni"

Il presidente dell'Anm Piercamillo Davigo (Ansa)

Roma, 22 aprile 2016 - La classe dirigente italiana "quando delinque fa più danni di un qualunque delinqunte". Parole come pietre che arrivano dal presidente dell'Anm Piercamillo Davigo, mentre interviene all'università di Pisa a un convegno organizzato dal Master in analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione. E si schiera con forza in difesa dei magistrati: "Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti". Era stato il premier Matteo Renzi a rivolgersi più volte alla magistratura, anche dopo l'inchiesta sul petrolio in Basilicata, esortando i giudici "a fare veloci", a "parlare con le sentenze". Oggi Davigo da Pisa commenta: "Le avete mai lette le sentenze?". E a proposito del protagonismo dei magistrati aggiunge: "Sui giornali di provincia qualche volta c'è il pescatore che ha pescato un luccio enorme. Io dico: è il pescatore affetto da protagonismo o è il luccio che è enorme?". Affermazione che nel corso della giornata diventano un caso, e che vengono criticate dal presidente del Csm Giovanni Legnini.

L'ATTACCO - Questa mattina dalle pagine del Corriere della Sera il magistrato sferzava un duro attacco alla classe dirigente italiana, colpevole, diceva nell'intervista, di continuare a "rubare" anche dopo Mani Pulite: "ma non si vergognano più", diceva. Oggi rincara la dose da Pisa: "La classe dirigente di questo paese quando delinque - dice Davigo - fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi". Davigo aggiunge: "Rubano tutti? No, mi fa arrabbiare questa cosa, rubano molti. Non tutti. Altrimenti non avrebbe senso fare i processi".

E a proposito della diffusione della corruzione, continua: "Per un paio di decenni l'attività di questo paese non è stata quella di contrastare la corruzione ma i processi sulla corruzione. Questo è stato un messaggio fortissimo". Ancora: "Dobbiamo avere regole che aiutano a comportarsi bene, se abbiamo regole che prevedono misure premiali per gli imputati che collaborano". Il presidente dell'Anm ha ricordato che secondo gli indici internazionali di percezione sulla corruzione "l'Italia è, a parte la Bulgaria, uno dei paesi più corrotti d'Europa". "Tutti devono rispettare la legge persino quelli che le fanno: la caratteristica dello stato di diritto è che la legge vincola tutti - ha sottolineato -. E poi la separazione dei poteri che, ci si dimentica sempre, ma serve a garantire la libertà". "La corruzione è un reato particolarmente segreto, occulto, non si fa davanti a testimoni, è noto solo a corrotti e corruttori - ha concluso il magistrato, negli anni Novanta membro del pool di Mani Pulite -, non viene quasi mai denunciato. E' un reato a cifra nera. E' un reato seriale, per questo è un errore trattarli come casi singoli, ed è anche un reato diffusivo: si cerca di coinvolgere altri soggetti".

LEGNINI: NO CONFLITTI - Le parole del magistrato diventano un caso e a stretto giro arriva la condanna da parte di Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura (Csm). "Le dichiarazioni del Presidente Davigo rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno, tanto più - spiega in una nota - nella difficile fase che viviamo nella quale si sta tentando di ottenere, con il dialogo ed il confronto a volte anche critico, riforme, personale e mezzi per vincere la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa, a partire dalla lotta alla corruzione e al malaffare". Critica le dure parole di Davigo anche Luciano Violante, ex presidente della Camera ed ex magistrato. "Chi ha la responsabilità di una prestigiosa associazione come l'Anm deve dimostrare più senso della misura, più rispetto delle istituzioni e più prudenza quando parla", dice intervistato da Affaritaliani.it. "Io conosco bene Davigo - continua -, lo stimo come magistrato, ma credo che abbia fatto un errore molto grave".

Anche il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 non appoggia le affermazioni  dell'ex pm di Mani Pulite e commenta: "Davigo è una persona intelligente, preparata e brillante ma penso che abbia sbagliato a generalizzare, bisogna sempre entrare nello specifico. Se si dice che “sono tutti ladri”, facciamo il gioco dei ladri". Parole a cui Davigo, poco dopo, risponde in una nota: "Mi spiace che alle mie dichiarazioni sia stato attribuito un significato diverso da quello che hanno. Non ho mai inteso riferirmi ai politici in generale ma ai fatti di cui mi sono occupato e a quelli che successivamente ho appreso essere stati commessi". Ancora: "Non ho mai pensato che tutti i politici rubino, anche perché ho più volte precisato - ha aggiunto l'ex pm di Mani Pulite - che se cosi' fosse non avrebbe senso fare processi che servono proprio a distinguere".