Mercoledì 17 Luglio 2024
ANDREA BONZI
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Zerocalcare: "La mia vita è un fumetto. Ma il successo è un accollo"

"Nei fumetti mi rappresento con una vita più normale, in realtà di tempo libero non ne ho più. Per dire: non riesco a giocare a un videogame da un anno"

Una tavola  di Zerocalcare  tratta da ‘‘L’elenco telefonico degli accolli’"

Una tavola di Zerocalcare tratta da ‘‘L’elenco telefonico degli accolli’"

Roma, 17 ottobre 2015 - "Nei fumetti mi rappresento con una vita più normale, in realtà di tempo libero non ne ho più. Per dire: non riesco a giocare a un videogame da un anno". Chi pensava che fare il disegnatore di fumetti fosse meglio che lavorare, è servito: per Zerocalcare, al secolo Michele Rech, 31 anni, il numero di impegni si è talmente moltiplicato da farne un libro, L’elenco telefonico degli accolli, appena uscito per i tipi di Bao Publishing (pagg. 192, euro 17,00) e già nei primi posti delle classifiche. Dove, per “accollo”, s’intende, appunto, ogni richiesta o pressione esterna di media, editori e lettori.

Facciamo presto, che è un accollo anche quest’intervista…

"Eh, eh (ride). Andiamo..."

Zerocalcare, dalla periferia romana di Rebibbia (a cui è legatissimo) alla finale del premio Strega (con ‘‘Dimentica il mio nome’’), oltre 200.000 copie vendute. Quanto pesa il successo?

"Diciamo che prima la mia vita era molto meno complessa. I libri, il blog, le locandine, le mail e le telefonate: ho cercato di gestire tutto mantenendo un equilibrio con la mia identità".

Nell’ultimo libro spiega che quello del fumettista non viene percepito come un lavoro vero. Lo è?

"Ho fatto un sacco di lavori nella mia vita, e tutti erano peggio di fare fumetti. A me piace, è fico, però resta un lavoro, mentre molta gente pensa non sia così. Nel mio caso, il 30 per cento delle cose che faccio sono retribuite, il 70 comprende le richieste di amici o associazioni. Il tempo libero scarseggia: anzi, ora vorrei recuperarne un po’".

Mi racconta una giornata standard di Zerocalcare?

"Mi alzo attorno alle 8.30, e faccio una specie di lista delle cose da fare, che va a ritroso a partire dalle 22. Tipo: se so che devo chiudere una tavola per le dieci di sera, so che devo iniziarla alle 17 e lo segno. Quindi alle 15 inizierò quella prima, e così via".

Niente pausa?

"Una, per andare in bagno e mangiare uno yogurt".

E chi risponde a tutte le mail e ai messaggi su Fb dei “rosiconi”, tema ricorrente nelle sue storie?Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech

"Mi annoto tutto ciò che ricevo nel corso della giornata. E, se proprio non posso fare a meno di rispondere, lo faccio tra le dieci e mezzanotte".

Lei ha raccontato che, per la nomination al premio Strega, ha trovato più ostilità nel mondo dei fumetti piuttosto che in quello della letteratura. Si è dato una spiegazione?

"È vero. Sono le stesse persone che, se fai il reportage “impegnato” su Kobane, come ho fatto, ti ritengono un paraculo. Intendiamoci: è lecito che a uno possano far schifo i miei lavori, non è che alla base ci sia sempre l’invidia, ci mancherebbe. Ma il giudizio che mi interessa è quello della gente mia, la comunità a cui faccio riferimento: una critica da loro mi può far star male per un giorno intero. Il resto, tanto più se si tratta di qualche post su Facebook, non mi interessa".

Com’è il rapporto con i suoi colleghi disegnatori?

"Non sono cresciuto nel mondo del fumetto, ma nei centri sociali, e ho conosciuto quelli che li facevano lì, come Alessio Spataro e Claudio Calia, o altri che stimo come Roberto Recchioni, Gipi, Ortolani. Ho l’impressione che, avendo fatto una gavetta (di 15 anni) in un mondo parallelo, magari qualche collega pensi che io sia sbucato dal nulla e rosichi un po’".

Una tavola di Zerocalcare tratta da ‘‘L’elenco telefonico degli accolli’’. Nella foto: Zerocalcare, pseudonimo di Michele RechE Boulet, allora? Lei stesso dice di averlo copiato spudoratamente…

"Ah, a me piaceva un sacco. E ho pensato: ma chi vuoi che lo legga mai. Poi adesso la Bao l’ha pubblicato e, con la prefazione del suo libro, ho voluto evitare la figura di Luttazzi (ride)".

Il film su ‘‘La Profezia dell’armadillo’’, con Valerio Mastandrea, vedrà mai la luce?

"La sceneggiatura è finita, ma i tempi di realizzazione nel cinema italiano non li conosco proprio".

Delle dimissioni di Ignazio Marino, che si dice a Rebibbia?

"A Rebibbia arriva molto poco della politica dei palazzi. Detto ciò, il sindaco di Roma lo faceva già da un po’ il prefetto Gabrielli…".