Giovedì 18 Luglio 2024
MARIO CONSANI
Cronaca

Falciò vigile e scappò, rom già libero. Bufera sul giudice

Milano, l’agente morì nello schianto. Il giovane affidato ai servizi. "Una vergogna"

Corteo per commemorare il vigile Niccolò Savarino (Newpress)

Corteo per commemorare il vigile Niccolò Savarino (Newpress)

Milano, 13 luglio 2017 - Affidato in prova al servizio sociale dopo cinque anni e mezzo di carcere minorile. Quando nel gennaio 2012 a bordo di un suv travolse e uccise l’agente di polizia locale Niccolò Savarino, il giovane nomade Remi Nikolic non aveva ancora diciotto anni. Venne arrestato tre giorni dopo in Ungheria, dov’era scappato. Condannato per omicidio volontario a nove anni e otto mesi di reclusione, ora il tribunale per i minorenni di Milano ha deciso per lui la scarcerazione, accogliendo l’istanza dell’avvocato David Russo.

Nikolic, che adesso ha 23 anni, nel carcere minorile Beccaria ha studiato e partecipato ad una serie di attività formative. In quel contesto continuerà a scontare la sua pena con l’affidamento in prova. Per i giudici, infatti, il ragazzo ha mostrato «un autentico bisogno di riparazione pur nella consapevolezza dell’ irreparabilità delle conseguenze del suo gravissimo gesto». Ha preso il diploma di scuola media, la qualifica «di operatore del legno», ha svolto il lavoro esterno in un’associazione teatrale, ottenendo «una borsa lavoro presso i laboratori Ansaldo del Teatro alla Scala». Frequenta «un ambiente lavorativo e artistico» che costituisce «occasione di riscatto» e potrà continuare a svolgere l’attività di attore «usufruendo» di un alloggio «offertagli» dal socio fondatore dell’associazione.

Nell’aprile del 2015 la Cassazione aveva reso definitiva la sentenza del dicembre di due anni prima con cui la sezione minori della Corte d’appello aveva ridotto la pena per l’imputato portandola dai 15 anni che gli erano stati inflitti dal tribunale ai nove anni e otto mesi.

In primo grado, in particolare, mentre il pm aveva chiesto per Nikolic 26 anni di reclusione, i giudici gli avevano riconosciuto le attenuanti generiche come prevalenti rispetto alle aggravanti. Attenuanti che erano state concesse anche sulla base del «contesto di vita famigliare» nel quale il ragazzo «è cresciuto, caratterizzato dalla commissione di illeciti da parte degli adulti di riferimento» e dalla «totale assenza di scolarizzazione».

In secondo grado, poi, il valore delle attenuanti era stato esteso fino a comminare al giovane, in sostanza, il minimo della pena prevista per un caso di omicidio volontario commesso da un minore.

Il 12 gennaio 2012, l’agente Savarino, 42 anni, mentre stava effettuando un normale servizio di controllo in un parcheggio in via Varé, zona Bovisa, venne travolto dal suv guidato dal nomade e il suo corpo venne trascinato per 200 metri. Tre giorni dopo, gli investigatori della Squadra mobile arrestarono il giovane (figurava come Goico Jovanovic, 24 anni) che era riuscito a fuggire fino in Ungheria. Venne estradato e rimase poco più di due mesi nel carcere di San Vittore fino a che, a seguito di una perizia medico legale e grazie ad un certificato di nascita rintracciato a Parigi dalla difesa, si scoprì che il nomade si chiamava in realtà Remi Nikolic ed era minorenne al momento del fatto.