Vasto (Chieti), 1 febbraio 2017 - Quel giovane, 22 anni, il primo luglio scorso aveva investito e ucciso sua moglie a un semaforo, con la sua Fiat Punto. Da sette mesi esatti il marito, Fabio Di Lello, covava la sua rabbia, e oggi pomeriggio non ce l'ha fatta più: ha preso una pistola, ha aspettato che l'uomo uscisse da un locale - il 'Drink water' - e gli ha sparato. Quattro colpi che non hanno lasciato scampo al giovane, Italo d'Elisa. Un'esecuzione.
Subito è partita la caccia al marito vendicatore. Ma prima che i carabinieri lo trovassero lui si è costituito.Ha chiamato un amico, ha raccontato quello che aveva fatto, poi è andato al cimitero a salutare sua moglie, Roberta Smargiassi. E sulla tomba ha lasciato, in una busta di plastica, la pistola semiautomatica usata per uccidere. Di Lello ha anche chiamato il suo avvocato, Giovanni Cerella, indicandogli dove si trovava.
Di sicuro la morte della sua Roberta era un rovello che Di Lello non riusciva più ad affrontare, e la rabbia montava sempre più nel suo animo distrutto. Sul suo profilo Facebook campeggia la foto della donna con la scritta 'Giustizia per Roberta'. Quella giustizia che oggi Di Lello si è fatto da solo. Gli amici raccontano che non c'era giorno che Fabio Di Lello non andasse al cimitero. Ogni giorno da quando sono stati celebrati i funerali. Ogni giorno per fermarsi davanti alla lapide per accarezzare la foto della donna che aveva sposato nell'ottobre del 2015. C'è chi dice che si fermasse addirittura, qualche volta persino, a mangiare. Fabio, a detta degli amici, dal quel primo luglio non si era più ripreso
La foto del profilo è tratta dal film 'Il gladiatore', la scena quella in cui Massimo Decimo Meridio torna dalla guerra e scopre la sua famiglia massacrata per vendetta.
LE INDAGINI - Di Lello avrebbe scambiato qualche parola con la sua vittima prima di estrarre la pistola dalla tasca e colpire all'addome Italo D'Elisa. È quanto è trapelato dalle notizie che filtrano tra gli investigatori. Almeno tre colpi avrebbero centrato il giovane che investì e uccise all'incrocio di corso Mazzini Roberta Smargiassi. Pietro Falco, direttore di medicina legale dell'Asl Lanciano- Vasto-Chieti, ha eseguito sul posto una prima ricognizione cadaverica, ma per stabilire il numero dei colpi e quali siano stati letali sarà necessaria l'autopsia che verrà eseguita, forse già domani, all'obitorio presso l'ospedale di Vasto dove è stata trasferita la salma. Le indagini saranno coordinate dal sostituto procuratore Gabriella De Lucia. Intanto Di Lello è guardato a vista nella caserma dei carabinieri della Compagnia di Vasto dove è in stato di fermo. Con lui ci sono gli avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni.
LE ULTIME PAROLE - "La mia Roberta mi è stata rubata, rubata ai propri sogni, ai progetti di vita, rubata al suo desiderio di essere madre, rubata al mio amore, agli amici, al suo amore per la vita, al suo sorriso, ai suoi genitori a tutti noi". Lo scriveva Fabio Di Lello annunciando, nello spazio dedicato ai lettori del portale 'zonalocale' una messa in suffragio per la moglie Roberta Smargiassi il 2 agosto scorso. "Hanno trasformato il nostro dolore e la sua morte come fosse un videogioco - aggiungeva Fabio - Mi chiedo, dov'è giustizia? Mi rispondo, forse non esiste! Non dimentichiamo, lottiamo, perché non ci sia più un'altra Roberta".
Fabio Di Lello è molto conosciuto nel mondo sportivo abruzzese per essere stato calciatore di buon livello nei tornei dilettantistici abruzzesi con squadre dell'area frentana e e della Val di Sangro fino ai primi del Duemila. Il 30 dicembre scorso per chiedere 'Giustizia per Roberta', i familiari e il marito Fabio Di Lello avevano organizzato un 'memorial natalizio di calciotto' presso il centro sportivo 'San Gabriele' di Vasto. Al 'memorial' avevano partecipato quattro squadre, tra cui una formata dagli amici di Roberta e Fabio. Sulla locandina che annunciava il torneo c'era la foto di Roberta Smargiassi sorridente e la scritta 'giustizia per Roberta'.
IL PM: TRAGEDIA DOPPIA - "È una tragedia nella tragedia, questo è lo sconforto", dice il procuratore capo Giampiero Di Florio. E a chi gli chiede cosa ne pensa di quanto apparso sulla rete, risponde: "Non mi parlate della rete perché sono assolutamente contrario a tutte queste forme di comunicazione. Vedo una gioventù malsana che non parla più e si affida a questi commenti spregiudicati. Sono forme di violenze anche quelle".
L'AVVOCATO: CAMPAGNA D'ODIO - "C'è stata una campagna di odio da parte dei familiari di questa ragazza che è stata coinvolta in questo terribile incidente che purtroppo ha portato a questo risultato. Ora ne vediamo le conseguenze. Vedevamo manifesti dappertutto. Continui incitamenti anche su internet a fare giustizia, a fare giustizia - dice a nome della famiglia D'Elisa l'avvocato Pompeo Del Re - Alla fine c'è stato chi l'ha fatta. Si è fatto giustizia da sé. Tra l'altro dopo tempo, quindi una premeditazione".
E continua: "Il percorso della giustizia stava andando avanti. Italo D'Elisa sarebbe dovuto comparire nei prossimi giorni davanti al gup. Ci era stata notificata la fissazione di udienza preliminare, nel corso della quale si sarebbe dovuto decidere se disporre o meno il rinvio a giudizio". D'Elisa era indagato per omicidio stradale. "Ma a quanto pare - conclude Del Re - Italo è stato seguito, sono stati seguiti i suoi spostamenti e alla fine è stato ucciso. Sono stati esplosi più colpi di proiettile. È chiaro l'intento e la premeditazione da quanto si era verificato l'incidente".
L'INCIDENTE - Fu un tragico incidente, il primo luglio scorso, a causare la morte di Roberta Smargiassi, 34enne. Secondo la ricostruzione, la giovane sul suo scooter Yamaha Sh650 si scontrò con una Fiat Punto guidata da Italo D'Elisa, all'incrocio tra Corso Mazzini e Via Giulio Cesare, a Vasto. Dopo l'impatto la ragazza si schiantò contro il semaforo che regolava l'incrocio, ricadendo pesantemente sull'asfalto. Morì in ospedale dopo il ricovero. L'impatto con la moto, mandò la Punto contro un'altra auto in transito.
Sul posto intervennero carabinieri e vigili del Fuoco, insieme ai medici del 118. I guidatori delle due autovetture furono sottoposti a vari accertamenti nell'ambito dell'inchiesta seguita e ancora in corso. Quindici giorni più tardi, un'enorme folla partecipò alla fiaccolata in ricordo di Roberta, partita proprio da quell'incrocio dove la donna era stata travolta dall'auto. In prima fila il marito, il papà, gli altri familiari, tutti distrutti dal dolore. Il corteo raggiunse prima l'area antistante l'obitorio dell'ospedale 'San Pio da Pietrelcina', dove morì la donna, poi l'ingresso del Tribunale di Vasto dove, sui cancelli esterni, furono lasciate tante immagini della giovane donna con l'auspicio di una giustizia veloce.