Vasto (Chieti), 2 febbraio 2017 - "Italo D'Elisa, dopo aver ucciso Roberta, nell'incidente, non ha mai chiesto scusa". Lo dice Giovanni Cerella, legale di Fabio Di Lello, a Radio Capital. Il suo assistito ieri a Vasto ha ucciso D'Elisa, l'uomo che aveva investito sua moglie. Nell'incidente la donna aveva perso la vita. Di Lello si è consegnato senza opporre resistenza ai Carabinieri dopo aver lasciato sulla tomba della moglie la pistola semiautomatica utilizzata per l'omicidio. Oggi, intanto, si è appreso che i colpi esplosi dall'uomo sarebbero tre: due all'addome e uno al collo della vittima.
"COSI' LO PROVOCAVA" - Secondo Cerella la vittima "non ha mostrato segni di pentimento. Anzi, era strafottente con la moto. Dava fastidio al marito di Roberta. Quando lo incontrava, accelerava sotto i suoi occhi". L'avvocato, già legale di parte civile per il procedimento che riguardava l'incidente in cui aveva perso la vita la donna, ora difende il marito. "D'Elisa - dice Cerella - tre mesi dopo l'incidente aveva ottenuto il permesso per poter tornare a guidare la moto, perché gli serviva per andare a lavorare". E ancora: "Fabio era sotto shock, era depresso per la perdita della moglie, andava molto spesso al cimitero. Pensava giustizia non fosse stata fatta, ma incontrandolo non ho mai avuto l'impressione che stesse ipotizzando una vendetta". Il legale è rimasto "sbalordito" una volta appresa la notizia. "Lui non aveva dimestichezza con le armi", spiega. Infine, sulla tesi difensiva di D'Elisa secondo la quale al momento dell'incidente Roberta Smargiassi avrebbe indossato male il casco Cerella dice: "C'è una perizia che ha fatto piena luce sulle responsabilità".
L'INCIDENTE - La storia ha un doloroso antefatto che risale alla sera del 1 luglio 2016. All’incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare c’è una terribile collisione tra una Punto, guidata dal ventunenne Italo D’Elisa, e una Clio. La Punto poi colpisce lo scooter Yamaha Sh650 guidata da Roberta Smargiassi, 34 anni, sposata da pochi mesi con il calciatore, di ritorno da una divertente serata con gli amici. Il mezzo si schianta contro il semaforo, il corpo di Roberta rotola sull’asfalto. La corsa all’ospedale di Vasto è vana, muore subito dopo il ricovero. D’Elisa viene imputato per omicidio stradale aggravato dalla violazione delle norme sulla circolazione stradale relative all’eccessiva velocità e al mancato rispetto del segnale rosso del semaforo. A novembre si chiudono le perizie disposte dalla magistratura, a fine dicembre arriva il rinvio a giudizio mentre Fabio cova dolore e rancore per quella giustizia che sente pigra anche se non lo è. Poco prima di Natale la difesa di D'Elisa insinua che Roberta indossasse male il casco. I periti della Procura (e un video) smentiscono questa ricostruzione. Ieri il tragico epilogo.