Lucca, 19 aprile 2017 - GABRIELE Del Grande sta bene. E in un groviglio di giornate convulse, annunci farlocchi, appelli e minacce incrociate – avvolte nel mulinello di tensioni assortite che stringe la Turchia uscita da un referendum che ha visto una vittoria limata e nervosa di Erdogan – non è un tassello di poco conto. A tranquillizzare familiari e amici è stato lo stesso blogger lucchese – trattenuto ormai da nove giorni in un centro di detenzione della provincia Hatay, a un tiro di schioppo dal confine con la Siria – che ieri pomeriggio, guardato a vista da quattro poliziotti, ha avuto il via libera per alzare la cornetta e telefonare ad Alexandra, moglie e madre dei due suoi figli, dopo più di una settimana di silenzio. UNA BOCCATA d’ossigeno purissimo per la giovane che vive con il batticuore, così come i genitori del giornalista – Massimo e Sara, titolari di un ristorante a Panicagliora in Valdinievole nel Pistoiese –, ormai dal 10 aprile, giorno in cui Dal Grande, in Turchia per raccogliere testimonianze e retroscena per Un partigiano mi disse, la sua ultima inchiesta sulla guerra in Siria e la nascita dell’Isis, è stato arrestato perché trovato sprovvisto del permesso stampa in una striscia di terra ‘proibita’. «NON MI È STATO torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato», ha detto ieri il blogger annunciando l’inizio di uno sciopero della fame e invitando, al contempo, «tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti». In tarda serata ha alzato la voce la stessa Farnesina, con un monito diretto ad Ankara. «Del Grande sia rimesso in libertà, nel pieno rispetto della legge». «Il ministro Alfano – si legge nella nota – ha disposto l’invio a Mugla, dove il giornalista è detenuto, del console d’Italia a Smirne per rendere visita al connazionale», mentre «l’ambasciatore d’Italia ad Ankara ha trasmesso alle autorità turche la richiesta di visita consolare, come previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963»
Babbo Massimo non nasconde la tensione: «Viviamo in una condizione di ansia estrema. – dice –. Gabriele ha una moglie e due bambini che chiedono di lui». Gabriele, continua il padre, dovunque è andato «ha seminato del bene» e per questo l’uomo non pare sorpreso dall’ondata d’affetto – virtuale e fisica – che sta avvolgendo la famiglia. «Adesso parleremo, con mia moglie e la moglie di Gabriele, e valuteremo quello che c’è da fare». La situazione è in divenire. «Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione ed espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, in isolamento», ha spiegato il giornalista lucchese agli amici. «I miei documenti sono in regola – ha spiegato il giornalista al telefono –, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né di sapere quando finirà questo fermo legato al contenuto del mio lavoro». Al riguardo del quale Del Grande dice di aver «subito interrogatori».