Roma, 23 agosto 2017 - "Me lo aspettavo, non è una novità. Chi studia, come me, i terremoti, sapeva che doveva avvenire". Giuseppe Luongo è uno dei geologi più conosciuti in Italia e all’estero. Ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, è stato anche vicepresidente del Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti del Cnr oltre che coordinatore del dottorato in Geofisica e Vulcanologia all’Università di Napoli Federico II di cui è stato docente.
Terremoto Ischia, il piccolo Ciro: "Il mio primo pensiero è stato Dio"
Terremoto di magnitudo 3,6 che poi diventa 4. I geologi americani dicono 4,3. Come spiega questo pasticcio di cifre?
«Studio i terremoti di Ischia da 30 anni. Questo sisma è avvenuto dove doveva avvenire. Ma non a mare, come dicono Ingv e Osservatorio Vesuviano».
È una novità sorprendente, professore.
«È avvenuto a Casamicciola, dove per secoli è stato colpito il perimetro tra piazza Bagni, Maio, La Rita e Fango. Tutti siti noti per i terremoti a Ischia come quello del 1883, 1881, 1828, 1796 e ancora più giù, fino al 1228. Tutti si sono verificati in quella località. I danni a Casamicciola e non sulla costa stanno a indicare che l’epicentro non è a mare».
Quindi a suo giudizio l’epicentro è a Casamicciola...
«... e a una profondità inferiore ai 5 chilometri. I danni registrati e la storia sismica dell’isola ci dicono che i terremoti sono molto superficiali. A Ischia quando andiamo oltre i 3-4 chilometri di profondità si arriva a temperature di 300-400 gradi. Con questa condizione termica, le rocce non sono più fragili e quindi i terremoti non si sviluppano».
Perché sempre a Casamicciola?
«Perché lì, tra la costa e il monte Epomeo, ci sono delle strutture geologiche di estrema debolezza e l’isola scivola nel mare, lentamente».
L’isola di Ischia sconta anche l’insidia di essere seduta su un distretto vulcanico.
«Sì, c’è una combinazione tra dinamica tettonica e la risalita di masse magmatiche. In questo momento, tuttavia, non osserviamo un aumento di pressione in profondità: quindi l’evento dell’altra sera è quasi certamente dovuto solo allo scivolamento dell’isola nel Tirreno».
Si conosce da tempo la pericolosità di questa terra, eppure le costruzioni continuano a non aver rispetto delle norme antisismiche.
«Lo Stato dovrebbe essere più duro e radere al suolo le costruzioni fuori regola. Invece c’è un abusivismo ‘regolato’ da norme, un abusivismo secondo legge. Tra sei mesi avremo già dimenticato tutto e si continuerà come al solito».
Sull’isola ci sono zone meno pericolose?
«Sì, la parte orientale, quella di Ischia Porto e del Castello Aragonese, per esempio, è meno pericolosa».
Nessuno ha la palla di cristallo, ma cosa c’è ora da aspettarsi?
«Per quella che è la storia di Ischia, questi sono eventi ‘secchi’, non ci sono grandi repliche. Forse occorreranno anni per un bis di questa portata».