Roma, 31 ottobre 2016 - Dottor Antonio Piersanti, sismologo dell’Ingv, è la faglia Norcia-Preci la responsabile della scossa di magnitudo 6.5?
«È possibile, ma nessuno allo stato attuale può affermarlo con certezza. Quali faglie si siano rotte, come, e quando, sarà oggetto di un ampio dibattito all’interno della comunità scientifica per i prossimi mesi e probabilmente anni».
Per ora che cosa si si sa?
«Le scosse del 26 ottobre, del 5.4 e del 5.9, sono avvenute nella estremità nordoccidentale di quello che definiamo volume sismognetico attivato. Sicuramente l’area si è ampliata verso nord/nordovest. La scossa di 6.5 di ieri mattina, essendo avvenuta leggermente più a sud, vicino a Norcia, ha invece interessato il volume che era stato attivato precedentemente alla scossa del 26 ottobre, quindi ad agosto. Le scosse di assestamento dopo quella da 6.5 si sono spinte ancora più a sud. Questo significa che di nuovo è stata riattivata tutta l’area meridionale. È l’intero volume, lungo ormai cinquanta chilomentri, che si è attivato. Questo non è un altro terremoto, è la stessa sequenza iniziata il 24 agosto».
Dobbiamo attenderci una lunga serie di repliche?
«Temo di sì, verosimilmente lunga. La possibilità di altre scosse forti non è esclusa».
La Commissione Grandi Rischi aveva visto giusto a prevedere sabato sera la possibilità di nuove forti scosse?
«Il report della Commissione grandi rischi nelle ultime due riunioni ha meritoriamente detto che in questa serie sismica erano possibili scosse molto forti. E così purtroppo è stato, a prescidere se i tre segmenti di faglia loro indicati siano responsabili o meno di questa scossa».
Il fatto che ci sia stata prima la scossa di Accumuli/Amatrice, poi le repliche del 26 più a nord e ora quella di Norcia un po’ più a sud fa supporre che il terremoto non si stia ‘spostando’ verso nord, come alcuni temevano?
«Questo non lo possiamo dire con certezza. Ma stiamo ai fatti. Dopo le scosse da 5.4 e 5.9 che hanno allargato verso nord-ovest l’area, la successiva, quella da 6.5, non ha proseguito l’allargamento verso nord, ma si è spostata leggermente, e le sue repliche sono state ulteriormente più a sud. Al momento l’ipotesi di uno spostamente verso nord non ha riscontri, ma questo non può garantire su quel che succederà in futuro. Purtroppo noi non siamo ancora in grado di prevedere i terremoti».
C’è qualcosa di strano nel fatto che la scossa più forte sia avvenuta oltre due mesi dalla ‘principale’?
«Assolutamente no. È un fatto particolarmente comune nelle sequenze sismiche della nostra sismicità ‘distensiva’ appenninica».
Il fatto che ci siano state quattro forti scosse invece di una sola ci ha salvato da terremoti più distruttivi?
«In teoria sì, ma sul bilancio ha inciso anche la sequenza delle scosse: se la prima fosse stata quella da 6.5 avremmo avuto anche più morti, perché è quasi sei volte più energetica di una di magnitudo 6. Invece è avvenuta ad aree già parzialmente evacuate e non di notte».
Qual è il terremoto massimo possibile in Italia?
«In Italia avverranno dei terremoti molto più forti di questo. Abbiamo la certezza che arriveranno a magnitudo 7, che equivale a un fattore + 30 di energia liberata rispetto a una magnitudo 6.0 come quello di Amatrice. I sismi che sono attesi potranno anche essere paragonabili al sisma di Messina del 1908. E quindi è essenziale renderci conto che l’Italia è un Paese ad altssimo rischio sismico e ad alta pericolosità e fare prevenzione. È un compito immane, ma dobbiamo mettere la nostra popolazione in sicurezza».