Roma, 21 febbraio 2017 - Era stato condannato in primo grado a 12 anni di carcere per le violenze sessuali commesse su una bambina. Ma i tempi del processo si sono allungati al punto tale da fare scattare la prescrizione. E così l'uomo, che secondo i giudici del tribunale di Alessandria è colpevole degli abusi, è stato prosciolto. Un caso di giustizia lumaca, talmente eclatante da mobilitare il ministro Orlando.
A ricostruire la vicenda è oggi 'La Repubblica': la vittima delle molestie, oggi 27enne, all'età di 7 anni viene abusata dal compagno della madre ripetutamente. Le violenze si verificano quando la mamma è al lavoro e la bambina resta nella custodia dell'uomo. Vengono a galla quando la piccola, trovata sola per strada, viene portata in ospedale, dove le riscontrano traumi da abusi e addirittura infezioni trasmesse per via sessuale. Il 'patrigno' viene condannato in primo grado dal tribunale di Alessandria a 12 anni di reclusione. Poi gli atti rimbalzano a Torino per il secondo grado, ma passano nove anni per fissare il processo. L'udienza di questi giorni è stata fissata soltanto nel 2016, quando il presidente della Corte d'Appello, allarmato per la lentezza di troppi procedimenti, li ha redistribuiti. Ma è troppo tardi per evitare la prescrizione: dall'epoca dei fatti sono passati 20 anni.
Due giorni fa il giudice della Corte d'Appello Paola Dezani, che ha emesso la sentenza di proscioglimento, si è scusata con il popolo italiano. Ora il ministro della Giustizia Andrea Orlando vuole vedere chiaro in questa storia e ha ordinato agli ispettori di via Arenula di svolgere accertamenti preliminari in merito all'intero procedimento.