Roma, 15 settembre 2016 - «SE L’È CERCATA». «Dispiace per il suicidio, ma guarda il video. Se ti butti volontariamente in mezzo agli squali non puoi uscirne indenne». «Non fate i moralisti, fino a ieri la chiamavate anche voi zocc..». «Spero che da domani, tutte quelle come lei facciano la stessa fine». Le iene del web, dopo il suicidio della 31enne, si sono scatenate dietro le tastiere: questi sono solo alcuni commenti emersi dai social come Twitter o Facebook. Dopo le parodie, gli insulti, i remix dei video hot, le provocazioni e i gruppi on line che la deridevano, la mole di messaggi contro di lei ieri è aumentata di minuto in minuto. Il web, comunque, non è stato solo gogna mediatica: si è spaccato sui giudizi per questa tragedia della vergogna e non sono mancate le considerazioni in difesa della napoletana. Ma se molti hanno puntato il dito sul bullismo dei social, altrettanti non si sono mostrati pentiti, ritenendo che la donna «se la sia andata a cercare». «Non è il web il lupo cattivo, ma chi ne fa uso convinto che dietro un profilo non vi sia nulla di umano e vulnerabile», scrive Marta su Twitter.
SPAVENTA l’accanimento contro una ragazza che si è tolta la vita al termine di un calvario durato un anno e mezzo, che ha interrotto con un foulard al collo l’infernale fuga dal proprio errore. Dopo la diffusione della notizia della sua morte sono nati gruppi Facebook dai nomi espliciti e volgari provocando l’indignazione di decine di navigatori: «Vergognatevi!». «Non vi ferma nulla, ma quanto siete cattivi». Una ragazza replica glaciale: «Cosa mi fa ridere? Eravate i primi a offenderla, io compresa... Ora improvvisamente è un angelo venuto dal cielo. Io non mi sento in colpa, bisogna essere consapevoli di quello che si commette e non piangere sul latte versato». C’è anche chi, come Lorenzo, osserva: «E' stata uccisa anche dalla lentezza della giustizia italiana, mentre tardavano a cambiarle identità il video continuava a girare». O chi ammonisce: «Ricordiamoci che un like o un commento sui social fa male quanto una coltellata».
Altri, invece, non si pentono. «Se vi indigna il caso, o siete troppo buoni o troppo ipocriti», commenta Marco. «Il web l’ha condannata e uccisa e oggi incredibilmente continua a massacrarla», si legge in un altro messaggio. «Di fronte a uno dei video più divertenti degli ultimi anni dovevamo soffermarci a pensare ‘non ridiamo senno’ si ammazza’», scrive Alessandro.
UNA SPIEGAZIONE per questa ghigliottina incessante la dà la presidente dell’Ordine degli psicologi della Campania, Antonella Bozzaotra: «La ragazza è vittima di una società in cui impera una mentalità sessista, che espone le donne a continue vessazioni, soprattutto quando si tratta di comportamenti legati alla sessualità. È una mentalità molto radicata nel nostro Paese e in generale nel mondo occidentale. È una cultura che si manifesta attraverso espressioni come ‘se l’è cercata’, pronunciata anche dai concittadini della 13enne di Melito Porto Salvo, e che si rafforza attraverso Internet e i social, luoghi virtuali dove l’altro non è presente fisicamente e può essere colpito più facilmente».