Roma, 28 novembre 2016 - «IN ITALIA ci sono oltre 230 preti che praticano attivamente la caccia, e che quindi imbracciano il fucile e vanno per boschi a sparare (e uccidere) gli animali. In particolare la caccia preferita dai preti è quella al cinghiale o al fagiano, ma non disdegnano di sparare ed ammazzare anche lepri e varie specie di uccelli». Lo dichiara Lorenzo Croce, presidente dell’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (AIDAA). «Ognuno di questi preti la cui maggioranza è concentrata in regioni quali il Piemonte, il Veneto (ma se ne contano anche in Umbria, Toscana ed Emilia) possiede diversi fucili – aggiunge Croce – fucili che sicuramente non sono strumento di pace e amore, ma di odio e morte per altre specie viventi». IL PRESIDENTE dell’organizzazione ha inteso denunciare quanto accade, per questo ha pensato di scrivere una lettera aperta a Papa Francesco, per metterlo al corrente della situazione, aggiungendo che molti di questi preti sono incoraggiati anche dai loro vescovi i quali a loro volta «partecipano spesso e volentieri ai banchetti nelle canoniche a base di cadaveri di animali uccisi». Da qui la decisione drastica, e provocatoria, di scrivere in Vaticano per chiedere espressamente a Papa Francesco, autore di una enciclica dedicata alla tutela della natura in tutte le sue espressioni, di scomunicare i preti che praticano la caccia, in quanto «pratica vergognosa che si basa sulla violenza e sulla morte, quindi in netto contrasto con i principi di amore dettati dal cristianesimo». Questi preti, per il leader animalista, dovrebbero essere «ricondotti a una vita di amore per la natura e per gli animali».
Cronaca"Scomunica per i preti cacciatori". Gli ambientalisti scrivono al Papa