Ferrara, 30 novembre 2017 - «Difendo la posizione di don Mariani, che conosco e stimo, perché consente di affrontare il delicato problema della povertà nella sua vastità, senza demagogia». Sui questuanti davanti alle chiese, monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, non ha mai avuto dubbi: «Vanno aiutati, ma attenzione ai signori del racket che li sfruttano».
Scusi, ma cosa significa «affrontare il problema della povertà nella sua vastità»?
«Quando si parla di povertà, occorre avere una visione che tenga presente tutti i fattori in gioco senza esasperarne o assolutizzarne alcuni. Da una parte, quindi, volontà reale di condivisione, compassione nel senso profondo e sostanziale della parola, che significa patire insieme. Dall’altra, però, la considerazione che la presenza numericamente consistente di questuanti pone problemi alla nostra convivenza, rischiando di limitare l’autentica libertà di vita e di espressione del nostro popolo».
Come può, un questuante, limitare la nostra libertà?
«Fatti salvi i casi di reale indigenza, alcuni sono insistenti, petulanti e animati da una volontà di imporsi a tutti i costi nella nostra vita. E poi, mi lasci dire una cosa: da parte nostra si pone anche il problema di custodire e preservare la dignità e l’accessibilità dei luoghi di culto, che sono parte del nostro patrimonio culturale, artistico, umano e religioso».
Tempo fa, a Ferrara, disse che secondo lei, dietro gli accattoni davanti alle Chiese, c’è la malavita. Lo pensa ancora?
«Dissi, e lo ripeto, che occorre tenere conto della ragnatela di interessi che c’è dietro il fenomeno e che rende taluni poveri vittime e complici, inconsapevoli o consapevoli, del progetto di arricchimento di talune fasce criminali».
Il Papa parla spesso di povertà e non fa molte distinzioni...
«Gli interventi di papa Francesco sono esemplari perché spalancano il cuore dei cristiani alla condivisione del problema ma ciascuno, in questa condivisione, deve fare la sua parte senza pretendere di essere il risolutore. Il tema povertà va affrontato tutti assieme ma non in modo ideologico e assolutista. La demagogia è segno di povertà intellettuale e morale. E di grande e insopportabile approssimazione».
Don Mariani è stato accusato di avere ‘toni salviniani’. È d’accordo?
«Non è intelligente questa tendenza a etichettare superficialmente ogni espressione di pensiero. Cosa significa ‘toni salviniani’? Nessuno ha in tasca la soluzione del problema povertà. Men che meno chi dice che vanno aiutati tutti. La verità, purtroppo, è che anche i poveri stanno diventano un grande oggetto di propaganda».