Catania, 20 ottobre 2016 - L’accusa è terribile: lasciati nel grembo della mamma nonostante uno dei due gemellini abbia gravi sofferenze e stia pregiudicando la vita della donna e dell’altro feto. Per giorni e giorni la vita di Valentina, una trentaduenne di Palagonia (Catania) resta appesa a un filo nel reparto di ostetricia dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Sabato 15 ottobre la situazione precipita. Bisogna ‘sacrificare’ uno dei due gemelli al quinto mese per salvare la mamma e l’altro. Ma, a quanto denunciano i familiari, il ginecologo non se la sente di operare per rimuovere il feto in sofferenza. «Sono un obiettore di coscienza e non intervengo fino a che è ancora vivo». Dodici ore dopo, la tragedia: muoiono Valentina e i gemelli, un maschio e una femmina.
I FAMILIARI, sotto choc, non autorizzano l’esame cadaverico e il corpo della donna viene trasferito a Palagonia per i funerali. Poco dopo, invece, formulano una dettagliata denuncia e ora la procura di Catania ha aperto un fascicolo. Il procuratore Zuccaro ha disposto il trasferimento della salma in obitorio, bloccando i funerali. Il magistrato ha poi disposto il sequestro della cartella clinica e ordinato l’autopsia, dopo avere identificato il personale in servizio che sarà indagato, come atto dovuto, per omicidio colposo.
Secondo quanto sostiene nella denuncia l’avvocato Salvatore Milluzzo, il medico si sarebbe rifiutato di estrarre il feto ‘in sofferenza’. Ecco cosa scrive il legale: «La signora al quinto mese di gravidanza era stata ricoverata il 29 settembre per dilatazione dell’utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Sabato 15 ottobre la situazione precipita. Ha la febbre alta curata con antipiretico, collassi e dolori lancinanti, la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa. Dai controlli – ricostruisce il penalista – emerge che uno dei feti respira male e bisogna intervenire, ma il medico di turno si sarebbe rifiutato perché obiettore: ‘Finché è vivo, io non intervengo’, avrebbe detto».
QUANDO il cuore cessa di battere viene estratto il feto, che non viene mostrato alla famiglia. Valentina urla dal dolore e chiede aiuto. «Viene eseguita una seconda ecografia – continua il penalista – e anche il secondo feto mostra difficoltà respiratorie. Anche in quel caso, il medico avrebbe ribadito che lo avrebbe fatto espellere solo dopo che il cuore avesse cessato di battere». Il secondo feto morto, secondo la denuncia, non viene mostrato ai familiari. Un medico li avvisa che «le condizioni della donna sono gravissime perché la sepsi si è estesa, con una setticemia diffusa». La donna è portata in rianimazione «e i familiari – osserva l’avvocato – riferiscono di averla vista con dei cerotti sulle palpebre che le chiudevano gli occhi». Poche ore dopo, la notizia del decesso. In Procura si conferma il contenuto della denuncia, ma si avverte: «È la prospettazione dei fatti raccontata dalla famiglia, dovrà essere verificata». Anche il ministero deella Salute ha disposto l’invio di ispettori a Catania.