Venerdì 15 Novembre 2024
VERONICA PASSERI
Cronaca

Lea, cure gratis al palo. Odissea per milioni di malati

Il rebus dei nuovi Livelli essenziali di assistenza: governo arenato sul decreto tariffe

Fecondazione assistita (immagine d’archivio)

Fecondazione assistita (immagine d’archivio)

Roma, 6 dicembre 2017 - La rivoluzione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, dopo quasi un anno dal varo è ancora sulla carta. Una svolta molto attesa che ridisegna le prestazioni del Servizio sanitario nazionale con l’introduzione di protesi all’avanguardia al posto di quelle obsolete, sei nuove patologie croniche riconosciute, esenzione dal ticket per altre 110 tra malattie rare singole e gruppi, fecondazione assistita, nuovi screening neonatali per sordità e cataratta congenita e per molte malattie metaboliche ereditarie, nuovi vaccini, riconoscimento di adroterapia, enteroscopia con microcamera ingeribile e tomografia retinica, inserimento dell’endometriosi, negli stadi moderato e grave, nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti. Questo e molto altro ancora sono i nuovi Lea definiti dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, come un «passaggio storico per la sanità italiana». Che, però, non ha ancora trovato compimento.

La rivoluzione, infatti, acclamata e benedetta dai malati di patologie che per la prima volta sono state inserite nelle prestazioni del sistema sanitario pubblico, dopo nove mesi è ancora teorica. Nonostante la volontà politica il tragitto del decreto nella complessa macchina degli uffici ministeriali e il lavoro di riscrittura e di tariffazione delle prestazioni è durato quasi un anno, rimandando così l’attuazione di un cambiamento atteso da 16 anni. Tanto è passato, infatti, dal decreto del 2001 che per la prima volta stabilì il paniere delle prestazioni.

Quasi un anno di distanza dalla firma del premier Paolo Gentiloni sul decreto – licenziato a gennaio dal Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta ufficiale a marzo scorso –, mancano ancora all’appello i decreti attuativi o meglio il decreto tariffe, quello che deve dare le gambe a quanto c’è di nuovo nei Lea. Ovvero tutto quello che finora ogni paziente doveva pagare di tasca propria e che con le nuove norme a regime diventerà gratuito o quantomeno agevolato. I nuovi Lea stabiliscono nel dettaglio, infatti, tutte le attività, i servizi e le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, di un ticket.

A che punto siamo, dunque, nove mesi dopo l’uscita del decreto in Gazzetta ufficiale e dopo che la legge di stabilità dell’anno scorso ha vincolato 800 milioni di euro per l’aggiornamento dei Lea? Il centro di tutto è il decreto tariffe che recepisce le nuove prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale, le valuta e stabilisce un prezzo. Del decreto se ne stanno occupando gli uffici dei ministeri della Salute e dell’Economia ed è presso i due ministeri che si assicura che il lavoro di tariffazione e in qualche caso di accorpamento di prestazioni vecchie è terminato e che presto il testo sarà licenziato per approdare nella Conferenza Stato-Regioni. Superato anche questo passaggio il decreto sarà adottato e i nuovi Lea diventeranno realtà. Entro l’anno? Difficile ottenere una stima temporale, ma realisticamente a inizio 2018 i nuovi Lea dovrebbero essere a regime.

«Abbiamo dovuto riverificare il costo di oltre 3mila codici per consentire di determinare il valore giusto delle prestazioni – spiega Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria della Salute – tenendo conto della compatibilità finanziaria con gli 800 milioni di euro stanziati per l’aggiornamento dei Lea. Abbiamo dovuto stabilire il costo e l’impatto potenziale sul sistema sanitario anche con simulazioni statistiche, un grande lavoro, che non veniva fatto da 16 anni e che abbiamo condotto anche in raccordo con società scientifiche e associazioni».