Roma, 26 marzo 2017 - L’EUROPA delle Nazioni o della Germania e della Merkel. È questo il dubbio che assale gli italiani. Infatti non si evidenzia – dai sondaggi effettuati da IPR Marketing – un preconcetto ideologico verso l’idea dell’Europa unita o addirittura di uno Stato federale sull’impronta degli Stati Uniti. Oggi però prevale la convinzione che l’Europa abbia un unico timoniere (Angela Merkel) e che tutti gli altri leader trattino in sudditanza con un ‘capo dell’Europa’ che non è stato eletto ma che si è saputo imporre alle altre nazioni. Pertanto è difficile misurare l’immaginario ‘indice di europeismo degli italiani’ in quanto si andrebbe incontro a evidenti incomprensioni. Per i cittadini l’Europa è più una delusione, un progetto che non è andato nel segno giusto, che non una visione peregrina e sbagliata.
CIÒ che si contesta non è il concetto dell’Europa unita (forse da questo punto di vista il popolo italiano è uno dei maggiori sostenitori tra le 28 nazioni che aderiscono all’Unione) ma ciò che l’Unione Europea rappresenta oggi. Quindi se si analizzano i giudizi attuali degli italiani sull’Europa si potrebbe essere portati a dire che l’anti-europeismo sta entrando in maniera minacciosa anche nel nostro Paese, ma al contempo se si evidenziano le attese e le speranze che si hanno nel futuro ci si accorge che gli stessi italiani sono ultra europeisti, ma a condizione che si cambi radicalmente la rotta. Delusione si diceva, più che contrapposizione ideologica. Basti pensare che prima dell’avvento dell’euro il 72% degli italiani aveva fiducia nell’Europa, oggi tale quota è scesa al 32%. Nonostante questa perdita di entusiasmo sulla moneta unica, la maggioranza relativa degli italiani non vorrebbe uscire dall’euro. La pensa cosi il 48% contro il 40% che invece auspica la fine dell’euro. Anche questo è un dato che si presta a una doppia interpretazione. Se è vero che quasi uno su due è per la permanenza nella moneta unica, solo 4 anni fa (nel pieno della crisi economica internazionale) questa quota era pari al 62%. D’altronde la criticità nei confronti dell’Europa non ha ancora assunto dimensioni tali per cui gli italiani vogliono uscire dall’Unione, così come ha fatto la Gran Bretagna. Infatti se si dovesse votare oggi per un ipotetico referendum ‘Italexit’, il 46% della popolazione voterebbe contro l’uscita dell’Italia, il 38% a favore. Anche in questo caso l’interpretazione è duplice, nel senso che se è vero che prevalgono i fautori della permanenza dell’Italia nella Ue, è altrettanto vero che gli euroscettici sono in vistoso aumento, negli ultimi 4 anni sono passati dal 23 al 38%, quindi con un incremento del +15%.
PERÒ è da sottolineare che anche nel caso dell’euroscetticismo le ragioni sono più legate alla delusione di ciò che l’Europa sarebbe dovuta essere più che a una ideologia prestabilita contro l’unità delle nazioni. Infatti tra le cause determinanti che sono alla base di queste opinioni c’è il fatto che si lamenta la mancanza di solidarietà economica tra le varie nazioni per fronteggiare la crisi economica (44%), oltre ai problemi legati all’immigrazione per cui si non si è stabilita una rete comune sia per fronteggiare i flussi (40%) che per ospitare i profughi (78%). Come si diceva prima, tra gli italiani emerge più la contestazione su come è organizzata l’Europa attuale che non una aspirazione che in futuro l’Europa, strutturata in maniera diversa, possa essere un vantaggio per tutte le nazioni che ne fanno parte. Infatti il 54% della popolazione è favorevole all’ipotesi di creare uno stato federale con l’elezione di un ‘presidente dell’Europa’, a patto però che tutte le nazioni abbiano gli stessi doveri e gli stessi diritti a livello economico, fiscale e giuridico. È inevitabile, dunque, evidenziare che il trend della fiducia verso l’Europa sia in netto calo, ma il limite è comprendere se l’opinione prevalente stia andando verso una spinta delle ideologie populiste che auspicano l’uscita dell’Italia dall’Unione oppure verso un processo di ristrutturazione dei rapporti politici ed economici all’interno.
A DIRE il vero in Italia in questi anni a fronte dei partiti che inneggiano all’‘Italexit’ non sono ancora emersi soggetti politici che invece lottano per una correzione di rotta dell’Europa in modo tale da stabilire equilibri tali che possano dare benefici a tutte le nazioni e non solo alle più ricche. Insomma è come se in Italia mancasse ancora una ‘terza posizione’ che si possa contrapporre sia a chi è contro L’Europa inneggiando all’uscita che a chi ne è profondamente soddisfatto al punto di essere accondiscendente non mettendo in discussione accordi importanti. Probabilmente solo una terza posizione potrà salvare l’Unione europea, almeno secondo il sentiment degli italiani.
di ANTONIO NOTO direttore di IPR Marketing
FOTOGALLERY Unione Europea, i cortei pro e contro