Torino, 24 novembre 2017 - A soli 11 anni è rimasta incinta dopo una violenza sessuale. In manette è finito un vicino di casa di 35 anni, accusato di aver abusato della minorenne di cui si prendeva cura quando i genitori non c'erano.
La piccola vittima il 17 novembre è stata accompagnata all'ospedale dalla mamma perché "aveva la pancia gonfia", i medici le hanno spiegato che stava aspettando un bambino. L'uomo, nigeriano coma la piccola vittima, è difeso dall'avvocato Wilmer Perga, si avvale della facoltà di non rispondere.
L'uomo, che abitava con i veri zii delle bimbe alla Barriera di Milano, e si occupava di loro tutte le volte che i genitori non c'erano, come riportano vari quotidiani, si faceva anche lui chiamare 'zio'. La bambina e la sue sorelline di 4,7 e 13 anni lo andavano a trovare spesso, e qualche volta si fermava a dormire là, quando mamma e papà erano fuori o facevano tardi al lavoro, operaio lui e collaboratrice domestica lei.
Il giudice che segue il caso nella misura cautelare ha scritto che il 35enne godeva della fiducia della famiglia. Drammatica la testimonianza della piccola: "Quando dormivo dallo zio lui si avvicinava e io gli dicevo che non volevo. Dopo un po' smetteva, altre volte insisteva. Poi mi diceva di non dire niente a nessuno, perché altrimenti non avrei più rivisto la mamma". I primi abusi risalgono a un anno fa. Ma quando la gravidanza si è evidenziata è venuta a galla la triste storia di abusi.
A lei, che non sa nemmeno come nascono i bambini, i dottori le hanno detto che era alla ventunesima settimana di gravidanza. "Ho studiato a scuola che le cellule si uniscono, si fecondano, cambiano. Ma non immaginavo di avere un bambino in pancia", le parole innocenti di una bambina di undici anni.
Lui la minacciava: "C'era un signore che mi disturbava sempre, mi toccava". Lei alcune volrteb riusciva ad allontanarlo, a dirgli che non voleva. Ma lui insiteva: "non dire nulla, a nessuno, se no non vedrai più i tuoi genitori". Il 35enne la svegliava, per costringerla ad avere rapporti sessuali. Incurante dei suoi pianti, delle sue richieste, del suo sguardo spaventato, confuso. "Non volevo che succedesse questa cosa, ma lui insisteva, non voleva smettere", ha raccontato la bimba.