Roma, 14 luglio 2017 - Condanne «più severe» per chi appicca incendi e «mai abbassare la guardia» perché i momenti iniziali sono quelli in cui un incendio può trasformarsi in tragedia. Parola di Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della Protezione civile.
Incendi senza fine, ira dei pompieri: mezzi colabrodo
Qual è attualmente la situazione incendi?
«Quelle di questa settimana sono giornate complicate, oggi (ieri, ndr ) siamo a 53 richieste di concorso da parte delle Regioni della flotta aerea statale, il numero maggiore finora per quest’anno. È una situazione piuttosto difficile anche se al momento le criticità importanti, a partire da quelle del Metaponto, sono state affrontate bene, soprattutto con le evacuazioni preventive».
Lei ha denunciato qualche settimana fa che sei regioni, tra cui la Sicilia, sono ancora sprovviste di flotta aerea.
«Questo è certamente un problema, ma quando si tratta di incendi boschivi così numerosi e così ambigui dal punto di vista della genesi siamo davanti a una realtà difficilmente gestibile per chiunque. Parliamo di centinaia di incendi».
Sono incendi dolosi?
«Non ho elementi tecnici per dirlo, andranno fatti degli accertamenti ma la conformazione, la persistenza e la frequenza di questi incendi fanno pensare alla mano dell’uomo. Da una parte si spegne e dall’altra si accende: per questo mi allineo alla richiesta avanzata da molti di pene più severe. Chi viene preso deve essere punito in modo da essere da monito per chi continua ad appiccare incendi. Credo che vada dato un segnale forte di prevenzione, ma anche di repressione».
Serve una campagna di sensibilizzazione culturale?
«Sono dei gesti criminali, siamo davanti ad atti deliberati che, come pare per l’incendio che ha investito il Vesuvio, rispondono a un interesse malavitoso. Poi, certo, l’aspetto culturale può influire ed è importante agire sulla prevenzione. Anche sulla tempestività delle informazioni: il buon cittadino oltre ad avere un buon comportamento deve anche segnalare rapidamente se c’è un incendio. Oggi con i mezzi tecnologici tutti possiamo essere tempestivi».
La soppressione del Corpo forestale dello Stato è stata una scelta sbagliata?
«Io non sono un tifoso delle polemiche in emergenza: non mi piacciono, tutto assume un colore diverso. C’è stata una redistribuzione delle forze della Forestale tra vigili del fuoco e Arma dei carabinieri, non so se i numeri siano sufficienti. Il Corpo forestale dello Stato esprimeva una competenza specifica su questi temi, come si possa riversare questa competenza su vigili del fuoco e Arma lo vedremo nel tempo, ci vorrà del tempo per una completa assimilazione. I numeri sono questi, non li possiamo cambiare oggi, ma si deve fare un’analisi e mettere in campo i correttivi del caso».
In aiuto dell’Italia in fiamme sono giunti anche mezzi francesi.
«Sì, 2 canadair francesi e un mezzo da ricognizione, è una normale collaborazione che avviene nell’ambito del sistema di Protezione civile europeo, è una rete di cui siamo ispiratori e partecipanti. I nostri mezzi hanno lavorato per gli incendi in Portogallo, in Grecia, a Cipro».
L’emergenza incendi continuerà tutta l’estate?
«Non sarà un’estate semplice, non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia, dobbiamo sempre ricordare che è nei primi momenti in cui parte l’incendio che il rischio è più alto e in pochissimo tempo si può sfiorare la tragedia. Poi quando l’incendio è consolidato e conosciuto allora si gestisce. Le prime azioni non si possono gestire da un territorio diverso da quello dove avviene l’incendio, da qui la sensibilizzazione dei territori e l’importante lavoro svolto dai prefetti con le 6-700 evacuazioni fatte finora».