Martedì 5 Novembre 2024
CRISTINA DEGLIESPOSTI
Cronaca

Gianluca Vacchi: un piccolo passivo. "Contesto i tassi d'interesse"

"Il patrimonio delle holding di famiglia è di 500 milioni" FOCUS / La rete degli affari milionari. Un intreccio di società e poltrone ESCLUSIVO / Vacchi balla coi debiti. Ora Banco Bpm si prende ville, barche e quote del golf L'INTERVISTA / D'Agostino: ha già stravinto. "Con i debiti avrà più popolarità"

Gianluca Vacchi (LaPresse)

Gianluca Vacchi (LaPresse)

Bologna, 10 agosto 2017 - "Le attività che fanno capo alle holding della mia famiglia presentano ad oggi un valore che supera i 500 milioni di euro. A fronte di questi attivi, come in ogni bilancio, sussistono passivi, che nel caso specifico ammontano a circa 20 milioni di euro. Tra questi rientra anche la posizione debitoria con il gruppo Banco Bpm per un controvalore di 8,5 milioni di euro e che attualmente è oggetto di un contenzioso in relazione alla corretta applicazione dei tassi di interesse". Così Gianluca Vacchi spiega il contenzioso che ha portato al pignoramento di alcuni beni riferiti alle sue società. "Le azioni esecutive che comunque non hanno ad oggetto i beni “maliziosamente” indicati (soggette a reclamo da parte mia) – prosegue Vacchi – rientrano, nella attività della banca nell’ambito del contenzioso, che sono fiducioso possa essere a breve oggetto di una composizione".

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L’ultimo atto sono stati i pignoramenti. Due, emessi tra fine maggio e inizio giugno su una serie di beni immobili a Castenaso, nel Bolognese. Tra tutti spicca il golf club Casalunga, il campo a 9 buche con annessi piscina, solarium, bar, ristorante e albergo. Il club, a Bologna, è noto soprattutto perché associato a Gianluca Vacchi, Mr. Enjoy. I beni sono stati pignorati da Banco Bpm, in attesa che il Tribunale di Verona si pronunci su una disputa che va avanti dal 2015. Quando Gianluca Vacchi, amministratore unico della First Investments, sospese il pagamento delle rate di rimborso della linea B del finanziamento ottenuto nel 2008 (scaduto nel 2012) dalla Banca popolare di Verona, poi Banco Bpm.

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Quell'anno la First Investments – che opera negli investimenti mobiliari e nelle partecipazioni societarie – ottenne fondi per 20 milioni di euro. Le rate di rimborso, che nel 2015 erano state rinegoziate in accordo con la banca, però vennero congelate a fine anno. Semplicemente la First smise di pagare perché "da un’analisi più approfondita delle condizioni contrattuali originarie, sono emersi profili di nullità o inefficacia delle stesse". Insomma, la First certo non si ritiene un cattivo pagatore, perché nel mirino finiscono i termini – e i tassi di interesse – di quel finanziamento. A onorare il debito, per la Bpm, mancavano ancora 8,5 milioni di euro (con gli interessi si arriva a una decina) ed è la cifra su cui si giocano partita e pignoramenti. Nel settembre 2016 la First presentò reclamo alla banca, che replicò alle contestazioni.

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Il passo successivo, infruttuoso, fu davanti all’arbitro bancario finanziario, per poi approdare, alla vigilia di natale del 2016, in Tribunale a Verona. Nel frattempo, però, il Gruppo Bpm si è mosso blindando i beni messi a garanzia del finanziamento. Quali? In pegno la First aveva messo tutte le azioni e il capitale sociale dell’impresa stessa, poi il 33,34% della società collegata Eleven Finanziaria e il credito vantato da First. Ma soprattutto le società Cofiva Holding (socia al 25% di First) e Cofiva s.a. con sede in Lussemburgo si erano offerte come fideiussori della First Investments. Ed il golf club è proprio dentro a Cofiva Holding. Negli anni, Cofiva ha venduto buona parte dei terreni intorno al complesso sportivo che, invece, non è ancora stato venduto. O meglio, la vendita non è stata perfezionata. Un preliminare c’è, come pure c’erano le scadenze per andare a rogito fissato oggi al 29 dicembre 2017. E senza la piena proprietà di quelle aree, stop agli investimenti dei compratori.

Sulla vicenda, Bpm si trincera dietro un secco "no comment". Mentre è il legale che segue Gianluca Vacchi, l’avvocato Andrea Soliani, a confermare l’esistenza della vertenza civile, e però nega alcuni particolari. Un esempio per tutti: "Gli articoli riportano la circostanza secondo la quale Gianluca Vacchi riceverebbe un compenso di 5 milioni di euro dai “cugini” per “tenerlo lontano dal gruppo Ima”. Si tratta di circostanza non vera". E in effetti, non si tratta di una paghetta, ma di dividendi. Nel 2016, l’Ima aveva precisato che Gianluca Vacchi "non ha deleghe e non si occupa direttamente della gestione aziendale", detiene invece quote dell’azienda. Il debito e le grane con Banco Bpm non sembrano comunque preoccupare Vacchi. Che chiosa così, in una sua nota: "Il valore del patrimonio netto delle mie holding va determinato per differenza tra gli attivi ed i passivi sopra indicati, e dunque ogni commento ulteriore risulta superfluo".

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