Martedì 26 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Foggia, morta la 15enne ferita al volto dall'ex della mamma

L'aggressore, Antonio Di Paola, si era ucciso ieri dopo essere fuggito. La ragazza, Nicolina Pacini, era apparsa da subito in condizioni disperate

Nicolina Pacini e, a sinistra, il luogo in cui è stata uccisa

Nicolina Pacini e, a sinistra, il luogo in cui è stata uccisa

Foggia, 21 settembre 2017 - È morta poco prima delle 7 di questa mattina Nicolina Pacini, la ragazza di 15 anni che ieri era stata ferita al volto da un colpo di pistola sparato dall'ex compagno della mamma. Antonio Di Paola, 37enne con piccoli precedenti penali, le aveva sparato da distanza ravvicinata, mentre la ragazzina stava scendendo le scale di via Zuppetta, a Ischitella, in provincia di Foggia, per raggiungere la fermata dell'autobus che l'avrebbe portata a scuola. Poi era fuggito nelle campagne circostanti del paese e si era ucciso con la stessa arma con cui aveva ammazzato la giovane, una calibro 22. La 15enne, trasportata in elisoccorso negli Ospedali Riuniti di Foggia, da subito era apparsa in condizioni gravissime. In nottata ha avuto diverse crisi cardiache e questa mattina il suo cuore non ha retto.

La madre della ragazzina, Donatella Rago, di 37 anni, che da qualche tempo vive in Toscana per lavoro, sta arrivando a Foggia. Tempo fa aveva lasciato Di Paola per il suo carattere violento. Probabilmente quando l'uomo ieri ha avvicinato la ragazzina le ha chiesto notizie della madre, sua compagna fino a un mese fa. Al rifiuto della 15enne, l'uomo avrebbe sparato colpendola al viso. Già un paio di settimane fa Di Paola aveva avvicinato Nicolina per sapere dove fosse la mamma e l'aveva minacciata. Non si dava pace che la donna avesse una nuova vita e fosse tornata dall'ex marito, il padre di Nicolina. Voleva in tutti i modi ritornare insieme all'ex che in passato lo aveva denunciato, l'ultima volta proprio in occasione delle minacce alla figlia. 

Il padre della ragazza: "Antonio picchiava mia moglie. E lei era ritornata da me"

Nicolina, che a causa delle condizioni di disagio famigliare, viveva a casa dei nonni ai quali era stata affidata dai servizi sociali insieme al fratello, si era sempre rifiutata di dare informazioni all'uomo. Da subito le indagini si sono concentrate su lui, grazie a a testimonianze e alle immagini delle telecamere della zona.

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