Milano, 6 ottobre 2016 - LA VENDITA di Esselunga è rinviata. Ora il controllo della creatura di Bernardo Caprotti, morto venerdì scorso, e di conseguenze le scelte sul destino della catena di supermercati passano alla moglie dell’imprenditore, Giuliana Albera, e alla figlia di seconde nozze, Marina. A stabilirlo è il testamento del re della grande distribuzione, aperto ieri a Milano nello studio del notaio Marchetti. Caprotti ha destinato a moglie e figlia il 66,7% di Supermarkets Italiani, la holding che possiede Esselunga, sommando le parti definite dall’asse ereditario e l’intera quota di cui l’imprenditore poteva disporre. Così facendo, le due donne si trovano detengono la maggioranza del capitale della holding e, di conseguenza, hanno il controllo dell’assemblea ordinaria e straordinaria. Il restante 33% è diviso a metà tra Giuseppe e Violetta Caprotti, figli di primo letto, che dopo essere stati estromessi dal gruppo avevano intentato una battaglia per vie legali contro il padre.
DI FRONTE al nuovo assetto, il consiglio d’amministrazione di Supermarkets italiani, alla cui presidenza è stato cooptato Piergaetano Marchetti, ha comunicato in una nota, «in considerazione della scomparsa del dottor Bernardo Caprotti, di non dar corso, allo stato, ad operazioni relative alla controllata Esselunga». Tradotto, questo è uno stop, o almeno una pausa, alle operazioni di vendita. Caprotti aveva dato mandato alla banca d’affari Citi di esaminare le proposte arrivate dai fondi di investimento Cvc e Blackstone. Il primo già impegnato nel settore della grande distribuzione, il secondo uno dei colossi della finanza mondiale con una forte vocazione immobiliare.
ESSELUNGA è a sua volta un gigante: nel 2015 ha incassato 7,3 miliardi di euro di fatturato e 290 milioni di utile con un valore nell’ordine dei 6 miliardi. Ha 152 supermercati e dà lavoro a 21.930 persone. Le ultime volontà di Caprotti di fatto delineano un socio di riferimento nella moglie e nella figlia Marina. La ‘legittima’ ha assegnato il 25% dell’asse ereditario alla moglie e il 50% ai figli in parti uguali (quindi il 16,66% a testa). Il restante 25%, nella libera disponibilità di Caprotti, è stato assegnato alla vedova e a Violetta, concentrando nelle loro mani il 66,7% della holding. Di fatto potrebbero essere proprio le due donne a riprendere in mano il dossier vendita e a valutare le proposte di corteggiamento che giungono da oltre oceano. «Faremo di tutto per salvaguardare il gruppo», sono le uniche parole con cui ha commentato la lettura del testamento Giuseppe Caprotti, figlio di primo letto dell’imprenditore. Parole che lasciano intendere che i mal di pancia nella prima famiglia di Caprotti sono tutt’altro che sopiti.