Venerdì 18 Aprile 2025
REDAZIONE CRONACA

Costa Concordia, perizia choc: "Test di collaudo mai depositati"

"Mai forniti dal costruttore i documenti di collaudo degli ascensori"

L'ultimo viaggio della Costa Concordia (LaPresse)

Grosseto, 24 dicembre 2015 - NON SOLO documenti incompleti, contraddittori, che hanno rimandato un sistema di emergenza costruito su apparati fra loro incompatibili, come hanno ben spiegato nella loro relazione i periti Enzo Dalle Mese e Alessandro Cantelli Forti nell’indagine sul sistema di funzionamento degli ascensori della Costa Concordia, andato in tilt – secondo quanto gli stessi periti nominati dal tribunale di Grosseto hanno riscontrato – per errori di progettazione. Ma anche documenti non consegnati. Impossibile dire se inesistenti, ma che comunque a domanda non sono stati forniti dal costruttore. Tra gli ‘assenti’ più importanti, le risultanze dei test che avrebbero dovuto evidenziare l’incompatibilità tra la potenza necessaria agli ascensori per scendere al ponte di evacuazione in caso di emergenza e quella che il motore di emergenza (Dge) poteva effettivamente fornire senza andare in sovraccarico e bloccarsi.

«TEST CHE dovrebbero essere eseguiti durante le operazioni di primo collaudo – hanno spiegato Dalle Mese e Cantelli Forti – ma che ci risultano non essere mai stati depositati». Prove che prevedono la simulazione di un black-out per capire proprio come le utenze riescono a interagire per sopperire alla mancanza di corrente elettrica quando viene loro fornita quella di emergenza. Un test che probabilmente avrebbe permesso di individuare e correggere l’errore di calcolo della potenza che gli ascensori chiedevano per rispettare la procedura e quella, inferiore, che il diesel di emergenza era in grado fornire, impedendo che questo andasse in tilt, creando problemi non solo agli ascensori che sulla Concordia si sono mossi a singhiozzo, ma anche al sistema di illuminazione di emergenza, che è saltato, creando condizioni più difficili in uno scenario di caos e panico che quella tragica notte del 13 gennaio 2012 è stato vissuto da più di quattromila persone che cercavano di mettersi in salvo.

Se tutto questo avesse funzionato, se il sistema nave non fosse andato in tilt non possiamo affermare che non ci sarebbero state vittime. Il naufragio, che è stato il drammatico palcoscenico dove malfunzionamenti ed errori sono emersi, non è stato causato da questi elementi. Contro uno scoglio a 16 nodi, di notte, c’è andato il comandante Francesco Schettino. Le sue colpe sono chiare e condannate da un collegio di giudici. Senza la collisione non sarebbe accaduto il blackout e di conseguenza non sarebbe stata necessaria l’attivazione dei dispositivi di emergenza. Incontestabile.

Suona però strano che all’interno di un transatlantico che trasporta migliaia di persone che chiedono solo di divertirsi, ci siano apparati così incompatibili tra loro. E che nessuno se ne fosse accorto in precedenza, o pur accorgendosene, non lo avesse segnalato. Suona strano, ad esempio, che «gli ascensori per disabili di cui la nave era provvista – si legge ancora nella perizia – non partecipano alla sequenza di emergenza prevista dopo il blackout». In caso di emergenza, quindi, le persone diversamente abili come possono muoversi? Ha il sapore amaro, inoltre, essere venuti a conoscenza, come è accaduto nel corso delle indagini sul naufragio che è costato la vita a 32 persone che a monte di tutto ciò, degli ascensori troppo pretenziosi, del motore diesel di emergenza sottostimato, ci siano state proprio per la Concordia «prove a mare fittizie». Quasi come se fosse la «madre di tutte le irregolarità».

NEL DIALOGO intercettato tra due dirigenti di Costa Crociere, poco dopo il naufragio, Paolo Parodi e Cristina Porcelli, parlando della prossima messa a mare di una nave e dei problemi a una boccola, è stato affermato da Parodi «andrà a finire che faran delle prove a mare finte….tanto è interesse di tutti farle…se non sbaglio è già accaduto con la Concordia», per tranquillizzare la collega che si preoccupava del malfunzionamento della boccola per la nave in uscita. Aggiungendo a corollario: «Tanto Rina fa tutto quello che vuole Fincantieri». Stralci di conversazioni intercettate durante le indagini che sono state ascoltate durante il processo maremmano.