Roma, 13 ottobre 2016 - La foto di una bimba praticamente accasciata su un tavolo pieno di libri. E il commento della mamma: "Sul tavolo che piange... e più le dici di lasciar perdere e più si infuria perché altrimenti fioccano i 4... e sono le 18... e siamo a metà ed è uscita alle 14... Non ce la facciamo più, io con lei: basta!". Scene di un pomeriggio ordinario in una casa che potrebbe essere quella di uno studente qualsiasi alle prese con i compiti. Troppi secondo i genitori che lanciano appelli e petizioni e raccontano sui social la difficoltà di una scuola che, tempo pieno o meno, secondo loro riempie di ‘lezioni’ da fare a casa.
Su Facebook il gruppo più famoso è 'Basta compiti!' (c’è anche una campagna su Change.org che raccoglie adesioni e citando la Costituzione spiega che sono inutili, dannosi, discriminanti e prevaricanti), ma ce ne sono tantissimi. Sui social è un rincorrersi di immagini di pagine di diario di ragazzi delle medie piene zeppe di cose da fare, di foto di liceali che si portano dietro il libro di inglese anche al ristorante dove si festeggia l’anniversario di nozze dei genitori, di testi con problemi di geometria impossibili, di bimbi delle elementari in lacrime per l’eccessiva ansia da prestazione.
Poi ci sono le ‘altre scuole’. Quella in provincia di Varese dove le mamme chiedono con una petizione al sindaco di avviare una sperimentazione per una scuola "senza voti, all’aria aperta e con gli animali". Sempre di un padre di Varese la lettera diventata virale nella quale spiega alle insegnanti che suo figlio non ha fatto i compiti estivi "per scelta e non per cattiva volontà o per dimenticanza". "Voi – argomenta il padre – avete nove mesi per dargli nozioni e cultura, io tre mesi per insegnargli a vivere". Ma c’è anche la preside della scuola elementare di Verona che sta con i genitori perché "dopo otto ore di scuola i bambini devono andare a casa e giocare". Non manca il video nel quale il regista statunitense Michael Moore rivela perché la scuola finlandese sia diventata la migliore del mondo. "Abbiamo abolito i compiti a casa", scandisce il ministro Krista Kiuru in un tripudio di ‘like’.
Secco 'no' agli appelli alla riduzione dei compiti da parte del premier Matteo Renzi che vede tutta la faccenda sotto un’altra luce: secondo lui si è perso il "rispetto" dell’insegnante, del suo ruolo. E il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini precisa che certo "i compiti non si possono cancellare per legge e la libertà di insegnamento è sacra", ma "proprio grazie alla Buona Scuola sta partendo un cambiamento culturale con modalità innovative e interattive di lavoro in classe e fuori dalla classe; sia i ragazzi che i docenti saranno maggiormente responsabilizzati». Insomma si dovrebbe lavorare di più a scuola. La querelle sulla mole dei compiti si ripropone ogni anno, osserva Giorgio Rembado presidente dell’associazione nazionale presidi, ma non c’è una ricetta pronta, una soluzione per tutti i casi. «Nella tradizione della nostra scuola i compiti hanno avuto un ruolo importante anche perché le lezioni, un tempo, avevano durata inferiore rispetto ad oggi", sottolinea Rembado.
Nel mezzo del dibattito l’Ocse ha ricordato che gli studenti italiani fanno più compiti di molti coetanei: nove ore in media alla settimana. Il triplo dei coreani. Almeno tre ore più della media nei Paesi dell’Unione europea.