Mercoledì 25 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Morto Charlie Gard, i genitori: "Il nostro bimbo se n'è andato"

Si spengono i riflettori su una vicenda che ha toccato le coscienze di molti. Il Papa: lo affido al Padre

Charlie Gard, i genitori Chris Gard e Connie Yates (Ansa)

Londra, 28 luglio 2017 - E' morto Charlie Gard e mentre un lenzuolo bianco copre il corpicino esanime, si spengono i riflettori su una vicenda che ha toccato le coscienze di molti. Charlie, 11 mesi, affetto da una rarissima malattia genetica, è morto oggi, dopo che i medici hanno staccato la spina dei macchinari che fino ad ora gli avevano consentito di sopravvivere. "Il nostro splendido bambino se n'è andato": questo il lapidario annuncio dato dai genitori.

Ieri il piccolo, su ordine dell'Alta Corte di Giustizia, era stato trasferito in una struttura per malati terminali (hospice) dove oggi è stato estubato - è stato staccato dalla macchina per la ventilazione che gli permetteva di respirare - ed è deceduto poco dopo. I genitori hanno combattuto a lungo per tentare una cura alternativa ma alla fine si sono arresi anche se hanno attaccato il giudice Nicolas Francis e i medici del Great Hormond Street, che lo avevano in cura dalla nascita, per non aver consentito al piccolo di morire a casa. Cosa impossibile per l'ostacolo materiale che le macchine che lo tenevano in vita non passavano dalla porta di casa. 

Charlie Gard, le tappe. Tra etica e legge

"Affido al Padre il piccolo Charlie e prego per i genitori e le persone che gli hanno voluto bene", ha affermato il Papa in un tweet.

Anche la premier britannica Theresa May si è detta "profondamente rattristata" per la morte del piccolo, aggiungendo che "i suoi pensieri e le sue preghiere vanno ai genitori di Charlie".

LA STORIA DI CHARLIE - Charlie nasce il 4 agosto del 2016. Dopo due mesi arriva la diagnosi feroce: soffre di una deplezione del dna mitocondriale, sindrome rarissima che colpisce solo 16 persone al mondo: i muscoli e il sistema nervoso si deteriorano velocemente e non esiste una cura. A marzo scorso le sue condizioni peggiorano: non può respirare autonomamente, né vedere, sentire, muoversi, piangere o deglutire. Troppa sofferenza secondo i medici, che chiedono al tribunale di staccare i respiratori artificiali. Le toghe danno il via libera. Connie e Chris però non si rassegnano e si aggrappano alla speranza di una cura sperimentale negli Usa. Nessun giudice dà loro ragione. Né in Gran Bretagna, dove i Gard ricorrono a tutti i gradi di giudizio, né in Europa: per la Corte dei diritti umani di Strasburgo sono competenti i tribunali inglesi, le cui decisioni peraltro sono state "meticolose e accurate".

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Inutili gli appelli politici (molti quelli Italiani, da Grillo a Salvini, a Renzi), anche il tweet di Papa Francesco che chiede di "difendere al vita, soprattutto se ferita". Si arriva così al 30 giugno scorso, data decisa dal Great Ormond Street Hospital per spegnere i macchinari. Poi una proroga: ai genitori viene concesso qualche giorno in più. I genitori vogliono portare Charlie negli Usa per tentare una terapia sperimentale mai provata neanche sulle cavie. Ma alla fine si arriva alla conclusione che le possibili cure che avrebbero, peraltro, migliorato solo del 10% la qualità di vita di Charlie, ora non sono più possibili. A quel punto anche i genitori si arrendono denunciando però che se la loro richiesta fosse stata accolta prima le cose non sarebbero finite così. Poi la richiesta di far morire a casa il piccolo, ma ancora la rasegnazione all'impossibiltà. E il triste epilogo.