Roma, 30 giugno 2017 - Eppure il Papa era stato avvertito sul conto del cardinale Pell. Le accuse di abusi sui minori circolavano da anni, i modi spicci dell’arcivescovo erano risaputi. Niente da fare, Francesco non ha sentito ragioni e nel 2013 l’ha nominato membro del Consiglio dei cardinali per la riforma della Curia, poi l’anno seguente gli ha affidato la regia della nuova potentissima Segreteria per l’Economia, nata con il compito di controllare la gestione economica dei dicasteri vaticani. Trasferendolo da Sydney in Santa Sede, il Papa ha forse voluto tenerlo sotto controllo, perdonandogli anche i 500mila euro spesi in sei mesi appena arrivato a Roma, ma sta di fatto che quella di Pell è una delle nomine più controverse della stagione bergogliana.
Clamorosa fu quella, risalente a quattro anni fa, della pr italo-marocchina Francesca Immacolata Chaouqui all’interno della Cosea, la Commissione di monitoraggio sui tagli di spesa in Vaticano. Quando venne designata, l’avvenente lobbista con un passato in Ernst & Young era conosciuta da pochi all’interno delle mura leonine. E non solo per la sua vicinanza a monsignor Lucio Vallejo Balda, il segretario della Prefettura degli affari economici legato all’Opus Dei. Nei mesi precedenti alla nomina dal suo profilo Twitter erano partiti alcuni cinguettii al vetriolo che prendevano di mira l’ex ministro Giulio Tremonti, accusato di essere omosessuale, e l’allora segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, tacciato come «corrotto». Pur se la diretta interessata ha sempre negato di essere l’autrice di quei tweet, anche solo per un discorso di prudenza ce ne era abbastanza per lasciarla fuori dalla Santa Sede.
E, invece, Balda avrebbe nascosto a Bergoglio ‘l’esuberanza’ della pr. Risultato, lui diventò segretario della Cosea e lei l’unico componente donna dell’organismo. Il resto della storia suscita ancora imbarazzi all’interno della Chiesa. Entrambi il 31 ottobre 2015 vennero arrestati dalla Gendarmeria vaticana nell’ambito dell’inchiesta Vatileaks 2 . Ritenuti colpevoli di aver divulgato documenti segreti, Chaouqui e Balda saranno condannati rispettivamente a dieci e a diciotto mesi di carcere. La lobbista se l’è cavata con la sospensione della pena, il presule con la condizionale.
Non solo Chaouqui. Appena una decina di giorni fa la Santa Sede è stata scossa dalle dimissioni a sorpresa del revisore generale, Libero Milone, il ‘controllore dei controllori’. Il manager era stato nominato in quel ruolo nel maggio 2015 da Bergoglio. Braccio destro di Pell, Milone ha fatto le valigie lasciandosi dietro un alone di mistero, alimentato dall’ipotesi, né confermata, né smentita dal segretario di Stato, Pietro Parolin, di un’indagine interna sul suo conto. Il revisore, un’esperienza internazionale alle spalle in Deloitte & Touche, Wind, Telecom, Poltrona Frau, Falck, Fiat e Onu, qualche giorno prima delle dimissioni sarebbe stato interrogato dai gendarmi vaticani. Il suo nome era finito sui giornali già pochi mesi dopo la designazione in Vaticano. Nell’ottobre di due anni fa denunciò la violazione del suo computer. È da quell’esposto che prese le mosse l’inchiesta Vatileaks 2 .